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Cosa vuol dire non binario?
Le persone non binarie sono quelle che non si identificano nella tradizionale distinzione uomo/donna. Scopriamo di più su questo “terzo genere”.

Quando parliamo di persona non binaria stiamo definendo un individuo la cui identità di genere non si conforma alla tradizionale distinzione uomo/donna.

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La cultura occidentale riconosce tradizionalmente solo due generi, quello maschile e quello femminile. Una persona binaria, dunque, si identifica pienamente in uno dei due generi tradizionali, sentendosi definita in una sfera che comprende anche una divisione di ruoli, attributi e comportamenti: per fare un esempio, una persona che si identifica come donna tende ad assumere comportamenti “femminili” e a vestirsi in un modo che viene accettato come “femminile”.

Nel ventunesimo secolo stiamo però iniziando a renderci conto che la distinzione di genere non è polarizzata nel senso bianco/nero, o meglio rosa/blu. L’identità è piuttosto uno spettro, che lascia spazio a una definizione personalissima del genere di appartenenza, da più a meno maschile o femminile, fino ad arrivare a un’equidistanza tra i generi che potremmo definire come “non binarismo”.

Le persone non binarie sono coloro che non si riconoscono nella distinzione canonica tra uomo e donna e possono assumere comportamenti relativi al genere opposto a quello assegnato alla nascita senza tuttavia essere necessariamente transessuali. La loro identità è per così dire fluida, con la capacità di muoversi in un modo personalissimo tra i due poli.

Molti pensano che il non binarismo sia un fenomeno recente, ma numerosi esempi storici smentiscono questa tesi. Un esempio è una tavoletta ritrovata in Mesopotamia che narra come la dea Ninmah creò un essere umano “né uomo né donna” sancendo la nascita di un “terzo genere”.

Spostandoci in un’altra parte del mondo, in India, troviamo menzionata in fonti antiche la presenza della comunità Hijra, un gruppo sociale non vincolato alla tradizionale distinzione uomo/donna. Anche nelle comunità indigene americane precoloniali esisteva una cultura del genere che andava oltre alla distinzione binaria, con il concetto di “two spirits”, due spiriti, inteso come la coesistenza di principi maschili e femminili in un’unica persona.

Anche nella Gran Bretagna del XI secolo troviamo tracce di esistenze non binarie con il concetto di “wæpen-wifestre”, ossia “donna armata” che secondo alcuni studiosi è un modo di descrivere persone non binarie o queer.

Le persone non binarie, dunque, sono sempre esistite e solo per colpa di una visione eurocentrica, cristianocentrica e coloniale la loro identità è stata oscurata nei secoli.

Un ultimo appunto sui diversi modi di vivere il non binarismo: alcune delle persone non binary si definiscono “genderfluid”, per indicare il fatto che la loro identità fluttua tra i poli maschile e femminile ed è in continua evoluzione; alcune persone si definiscono invece “bigenere”, identificandosi talvolta come uomini e talvolta come donne; circa il 30% delle persone non binarie si definisce transessuale, ed è importante puntualizzare che oggi il concetto di transessualità può essere svincolato dall’assunzione di ormoni o dalla presenza di operazioni chirurgiche; infine, alcune persone si definiscono “neutre”, rifiutando completamente il binarismo e definendosi come un terzo genere non connotato.

In questo universo di generi, che si va definendo sempre di più grazie alla voce di chi lo vive quotidianamente, è importante dare spazio a una comunicazione rispettosa, che sappia includere le diversità senza paura. Questa è la sfida che le persone non appartenenti alla comunità LGBTQIA+ devono fare propria.



 Commenti (1)
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  1. beppe7262, Isola Di Capo Rizzuto (Calabria)
    Ma quante cazzate scrivere


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