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Accontentarsi fa vivere meglio
L’arte di accontentarsi non coincide con l’attitudine alla rinuncia. È invece un esercizio di saggezza.

Viviamo nell’epoca dell’abbondanza, ma anche dell’insoddisfazione cronica. Ogni giorno siamo bombardati da immagini di vite perfette, viaggi esotici, carriere brillanti. Questo crea una costante sensazione di inadeguatezza, come se ciò che abbiamo o siamo non fosse mai abbastanza.

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L’idea di lasciar perdere questa corsa verso il nulla e accontentarsi può sembrare una rinuncia, un passo indietro. Eppure, numerosi studi psicologici, riflessioni filosofiche e testimonianze personali mostrano che imparare ad apprezzare ciò che già abbiamo non è solo una virtù, ma una chiave concreta per vivere meglio: ci riporta al presente, ci insegna a guardare con gratitudine ciò che possediamo, dalle relazioni autentiche ai piccoli piaceri quotidiani; è un esercizio di consapevolezza, che ci aiuta a distinguere ciò che è realmente importante da ciò che è solo rumore.

L’idea che accontentarsi significhi fare compromessi al ribasso, cedendo alla mediocrità, è infatti una visione distorta. Accontentarsi non è rassegnarsi: è riconoscere il valore del presente, della realtà che ci circonda, senza inseguire un'ideale di perfezione che, nella maggior parte dei casi, non esiste.

Non si tratta di spegnere l’ambizione, bensì di equilibrarla. Si può avere uno spirito di crescita senza essere prigionieri dell’inquietudine. L’accontentarsi, in questo senso, diventa una forma di libertà: la libertà dal bisogno incessante di conferme esterne, di paragoni, di “di più” che spesso non portano altro che frustrazione.

Secondo la psicologia positiva, chi è in grado di accontentarsi mostra livelli più alti di benessere emotivo. Meno ansia e stress, relazioni interpersonali più sincere, maggiore autostima e resilienza: tutte queste cose discendono dalla capacità di provare gratitudine verso ciò che possiede.

L’arte di accontentarsi non è un talento innato, ma un’abilità che si può allenare. Ecco alcune pratiche utili:

  • Scrivere un diario della gratitudine: ogni sera, occorre annotare almeno tre cose per cui si sente di essere grati.
  • Limitare il confronto con gli altri, soprattutto sui social.
  • Praticare la mindfulness per imparare a essere più presenti nel qui e ora.
  • Rivalutare le proprie aspettative, distinguendo i desideri autentici da quelli imposti dalla società.

E cosa dire per quanto riguarda l’accontentarsi in amore? Anche questa è considerata una cosa sbagliata, da un punto di vista superficiale. In realtà, se guardiamo più a fondo, la visione di un amore perfetto è condizionata dalla credenza che esistano un uomo e una donna ideali. Bisogna comprendere invece che il “principe azzurro” e la “principessa” non esistono, ma esistono persone coi loro pregi e i loro difetti, che sono comunque in grado di regalare molto amore. Accontentarsi non è la stessa cosa di accettare di stare in una relazione abusante oppure dove non regna più il sentimento: questo è profondamente sbagliato. Ma rivalutare una relazione all’apparenza “mediocre” o una persona che non è bella come una modella sono cose che ci aiutano ad indossare occhiali più rosei sulla realtà. Riconoscere il valore dei piccoli gesti, amare anche le imperfezioni, accettare che nella vita occorre fare dei compromessi… ecco cosa ci guarisce.

In conclusione, accontentarsi non significa rinunciare ai propri sogni, ma imparare a non essere schiavi del bisogno costante di altro. È una forma di saggezza che ci invita a rallentare, ad ascoltarci, a riconoscere che spesso la felicità non si trova oltre, ma dentro ciò che già viviamo.

Perché sì, accontentarsi fa davvero vivere meglio. Non è il punto d’arrivo, ma il punto di partenza per una vita più serena, autentica e piena.



 Commenti (1)
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  1. serenamente85, Taranto (Puglia)
    Condivido... accontentarsi non è una resa, ma una forma di maturità:è saper distinguere ciò che vale davvero da ciò che è solo illusione o capriccio momentaneo.


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