Ipotesi di accoppiamento selettivo: scegliamo persone che sono al nostro livello?
Tre studi condotti tra gli anni ’60 e ’70 hanno portato all’ipotesi, ancora oggi non smentita, che quando scegliamo il partner andiamo in cerca di un fisico simile al nostro.
Il motivo per cui ci innamoriamo di certe persone e non di altre è ancora in gran parte avvolto dal mistero. Anche se è innegabile che i corpi “perfetti” dei modelli e delle star suscitano un fascino nella maggior parte delle persone, alla fine tutti possono trovare un partner che sia perfettamente soddisfatto di loro: grassi e magri, alti e bassi. Per spiegare la grande varietà degli amori possibili esiste la teoria dell’accoppiamento selettivo di Walster.
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Secondo questo psicologo sociale, è possibile che ciascuno di noi tenda inconsciamente a scegliere un partner che gli è simile a livello di attrattiva fisica. Come ha fatto Walster ad elaborare questa teoria? Nel 1966 ha condotto un esperimento con più di settecento ragazzi, che sono stati accoppiati in modo casuale per partecipare a una festa. Al termine dell’evento, e poi dopo sei mesi, è stato chiesto a tutti di esprimere un giudizio in termini di attrattiva fisica sul partner che era toccato loro. Inoltre Walster ha voluto verificare quante coppie, al momento del follow up, continuavano a frequentarsi.
Come appare ovvio, tutti coloro che erano stati accoppiati con ragazzi e ragazze molto belli hanno espresso giudizi alti; tuttavia, le coppie che a distanza di sei mesi avevano instaurato veramente una frequentazione romantica erano quelle costituite da persone “simili” a livello di attrattiva fisica.
Nel 1969 l’esperimento è stato ripetuto, dando questa volta ai partecipanti la possibilità di conoscersi prima della festa e di esprimere anche dei desideri sul proprio partner ideale. Anche in questo esperimento, come nel precedente, le coppie “simili” continuavano a essere premiate. Ecco come Walster ha elaborato la teoria dell’accoppiamento selettivo: la sua convinzione è che ciascuno di noi, a livello inconscio, scelga un partner fisicamente simile a sé, o con livelli di attrattiva percepita simili.
Come si è potuto capire, gli esperimenti di Walster mettevano abbastanza da parte gli aspetti spirituali delle relazioni, nella convinzione che la molla principale dell’attrazione fosse in realtà l’aspetto fisico. Questo è certamente vero, anche se si potrebbero completare le osservazioni dello psicologo con l’idea che le coppie ancora unite dopo sei mesi avessero sicuramente scoperto di avere altro in comune oltre al fisico. Una dimostrazione di ciò sta nel fatto che i ragazzi più belli risultavano “premiati” nel corso della prima intervista, mentre perdevano terreno nella seconda.
Un altro esperimento interessante, condotto da Huston nel ’73, ha dimostrato che le persone sceglievano partner più attraenti rispetto a loro se erano sicuri che non ci sarebbe stato un rifiuto. Questo potrebbe anche far pensare che scegliamo persone che consideriamo al nostro livello di bellezza perché questo ci rassicura, mentre la vicinanza con persone belle e bellissime mina la nostra autostima e ci precipita nell’insicurezza.
In conclusione a questi esperimenti potremmo affermare che l’autostima ha un ruolo molto importante nelle relazioni: infatti se scegliamo dei partner simili significa che stiamo, per prima cosa, formulando un giudizio su noi stessi e la nostra capacità di attrarre. Questo giudizio può essere a volte limitante, perché quando ci sentiamo sicuri possiamo approcciare senza timore anche a persone che consideriamo più belle di noi.