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Ma davvero esistono persone che non sanno stringere relazioni?
Molte più persone di quanto crediamo sono “di base” incapaci di stringere relazioni. Ciò non vuol dire che non possano migliorare.

Sembra incredibile pensare che qualcuno tra gli esseri umani, animali sociali per natura, non sia in grado di stringere relazioni significative. Eppure è così! La risposta alla domanda che abbiamo posto nel titolo è, purtroppo, affermativa. Ma attenzione: nulla è definitivo e anche una persona che per molti anni è stata incapace di relazionarsi può sempre imparare a farlo.

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Ma cosa intendiamo quando parliamo di relazioni? Non ci riferiamo per forza a legami di coppia. Per relazione possiamo intendere qualsiasi rapporto significativo che leghi due o più esseri umani su una base di rispetto, fiducia, costanza, mutuo aiuto, sincerità. Una “vera” relazione implica la possibilità per ciascuno di esprimere i propri bisogni senza paura e, allo stesso tempo, offrire sostegno a chi ha accanto.

Quali sono i motivi per cui alcune persone sono in grado di costruire solo legami superficiali? Di solito il motivo è da ricercarsi in traumi subiti nell’infanzia, in una mancata educazione alla vita sociale, o ancora più spesso in problemi di salute mentale come i disturbi della personalità, la depressione o le psicosi. Esistono poi persone che soffrono una condizione di “anaffettività”, cioè che non sono in grado di riconoscere le proprie emozioni né quelle degli altri mancando quindi, loro malgrado, di empatia.

Le persone anaffettive non sono in grado di “processare” facilmente le emozioni complesse e quindi fanno molta più fatica degli altri a fare amicizia, a innamorarsi, a mantenere legami di interscambio continuo e profondo. D’altro canto, anche le persone che soffrono di disturbi mentali possono apparire così concentrate su loro stesse e così limitate dalla loro malattia da fare troppa fatica a cogliere le emozioni e le necessità altrui.

Per queste persone, paradossalmente, avere accanto dei buoni amici o un partner amorevole sarebbe doppiamente importante. Anche se è vero che qualcuno di noi parte svantaggiato nell’approcciarsi con gli altri, è pur vero che l’abitudine, l’osservazione, la curiosità e anche la dedizione possono insegnare una “grammatica affettiva”.

Anche il tanto vituperato disturbo narcisistico di personalità, uno dei peggiori per quanto riguarda il rapporto tra il malato e chi lo circonda, se trattato professionalmente può permettere a chi ne soffre e alla sua cerchia di vivere relazioni significative! L’idea è che, per quanto sia difficile o a volte impossibile stringere relazioni con chi “non ne è capace”, tentare non è mai un peccato.

Basta essere consapevoli che non si può salvare nessuno da se stesso o dai suoi problemi, ma che stargli un po’ accanto a volte è sufficiente. Comunque, ricordiamo sempre che ogni rapporto è un interscambio e se sentiamo che una relazione ci depaupera non possiamo mantenerla troppo a lungo senza sfibrarci.



 Commenti (2)
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  1. cri_cri62, Udine (Friuli-Venezia Giulia)
    Ormai le relazioni che vanno per la maggiore sono quelle moltoooo superficiali. "Amicizie" per andare a bere o a mangiare ma senza vera empatia, caratteristica senza la quale non può nascere nulla. Comunque c'è da dire che ci si accorge subito o quasi di chi si ha di fronte... Io applico questa regola: se vedo che non c'è interesse nell'ascoltare la mia storia, cosa che io provo sempre nei confronti della persona che ho deciso di frequentare vuol dire che la frequentazione può finire lì.
  2. nata1960, Catania (Sicilia)
    Sono sempre le stesse persone, voglio cambiare persone


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