Dietro l'abitudine a presentarsi sempre tardi agli appuntamenti potrebbe esserci una motivazione psicologica molto particolare.
Il ritardatario cronico non si smentisce quasi mai: quale che sia il luogo o l'ora dell'appuntamento arriverà sempre una trentina di minuti in ritardo, come minimo. Ma perché fa così? Si tratta di semplice disorganizzazione? Per qualcuno sì, certamente. Per altri, però, questo continuo ritardare potrebbe nascondere una curiosa motivazione psicologica.
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Secondo il prof. Roberto Pani, psichiatra, l'abitudine di arrivare sempre tardi potrebbe nascondere un rapporto polemico con l'autorità e il potere. Non rispettare l'orario stabilito per gli appuntamenti significherebbe, insomma, andare contro ai dettami altrui.
Non è un pensiero cosciente, questo, e non c'è quindi una decisione razionale dietro ai ritardi: ma potrebbe trattarsi, inconsciamente, di un desiderio di disobbedire a una figura del proprio passato che si è manifestata con modalità impositive. Ad esempio, questa figura potrebbe essere un genitore particolarmente severo e autoritario.
Insomma: imporre un orario a un ritardatario cronico è un po' come legarlo, e lui inconsciamente si ribella a voi come se foste un genitore opprimente. E decide di imporre al braccio di ferro le proprie regole, arrivando quando gli pare. Tutto questo è abbastanza curioso e getta una luce interessante sul significato dei comportamenti delle persone, ed è soprattutto sorprendente vedere come piccole manifestazioni vengano da tanto lontano.
I ritardatari, va detto, non sempre hanno avuto dei genitori davvero molto autoritari. Ciò che conta, più che i fatti, è la percezione di essi. Anche chi ha avuto, per esempio, una madre iperprotettiva della quale si è sempre sentito in colpa a deludere le attese potrebbe sviluppare delle piccole e inconsce ribellioni come questa.
Ma non c'è solo la ribellione tra le motivazioni dei ritardatari cronici: a volte, arrivare tardi può essere intesa anche come un'azione di sfida rivolta all'altro, una specie di test sull'amicizia o l'amore: "vediamo quanto ci tieni a me, vediamo se mi aspetti". Al contrario, arrivare puntuale farebbe sentire il ritardatario uno zerbino dell'altro, un sottomesso, un dipendente. Anche qui, comunque, è in gioco una sfida sul potere.
Arrivare sempre molto in ritardo (oltre i trenta minuti, diciamo) non è comunque una buona abitudine perché potrebbe indispettire gli altri e creare problemi nelle relazioni. Dunque, esistono dei modi per correggere questa abitudine?
Se si trattasse di una decisione razionale sarebbe molto facile, il punto è che il processo che porta ad arrivare tardi è in larga parte inconscio e dunque ammantato da una fitta rete di alibi dimostrabili all'esterno. Di solito questa abitudine si impara fin da ragazzini e dà al ritardatario una sensazione di tranquillità e sicurezza.
Di sicuro non è una buona idea sfogare sul ritardatario cronico rabbia e frustrazione, e neanche cercare di perdonarlo e far finta di niente perché "tanto è fatto così". Sarebbe meglio puntare sulla razionalità e fargli capire che, arrivando così tardi, rischia di compromettere piani e uscite che comunque lo riguardano e segnalargli seriamente quanto questi ritardi comportino un danno per lui e per voi.