Un nuovo studio italiano evidenzia gli effetti del primo lockdown sulla soddisfazione delle coppie, evidenziando un drastico calo del desiderio in sei casi su dieci. Perché è accaduto?
Dopo poco più di un anno dall'inizio del primo lockdown nazionale, ecco arrivare un nuovo studio ufficiale sulla vita degli innamorati nell'era Covid. Se all'inizio delle restrizioni che chiusero in casa migliaia di coppie qualche cittadino poteva commentare: "tra nove mesi vedremo un'impennata delle nascite", non molti potevano invece aspettarsi che la pandemia avrebbe provocato dei problemi anche all'intimità delle persone.
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Come afferma lo studio di cui si è anticipato, condotto e diffuso dalla SIA (Società Italiana di Andrologia) durante il lockdown della scorsa primavera 6 uomini italiani su 10 hanno sperimentato disfunzioni e problemi nella sfera dell'intimità e oggi, anche se le restrizioni sono in molte zone più blande, il 24% dei soggetti testati continua ad avvertire delle difficoltà. L'indagine è stata piuttosto ampia e ha coinvolto circa 3000 uomini da tutte le regioni d'Italia.
Quali sono i motivi di questo calo del desiderio generalizzato e di questi disturbi così frequenti? Di certo l'atmosfera che regnava nel nostro Paese la scorsa primavera non era delle più rosee: quasi tutti abbiamo sperimentato tensione, preoccupazione, disturbi del sonno e alterazioni psicologiche più o meno evidenti dovute alla spaesante situazione che ci siamo trovati a vivere. Tutti questi fattori influenzano in modo determinante la vita di coppia e, evidentemente, anche il desiderio.
Inoltre, c'è chi dice che le difficoltà legate alla sfera intima si possano manifestare, per determinate coppie, anche in virtù di una vicinanza continua, eccessiva e obbligata. Dall'altro lato, anche chi non viveva insieme sembra aver patito la lunga separazione con sintomi tutto sommato molto simili.
Il collegamento tra i problemi intimi e le restrizioni, come hanno dimostrato i risultati del test ripetuto alcuni mesi dopo la prima somministrazione, è molto diretto: con l'allentarsi delle chiusure anche la vita delle coppie, di quasi tutte, sembra essere migliorata.
Il caso di cui parliamo non è solo italiano, naturalmente: studi simili, con risultati simili, sono stati condotti un po' in tutta Europa e in particolare in Inghilterra il 55% delle persone "teme di non poter più provare interesse per il sesso".
L'analisi dei dati conferma, comunque, alcune nostre convinzioni; primo, che la coppia è un insieme in evoluzione, sia dal punto di vista fisico che mentale, ma grazie all'impegno a restare insieme è in grado di gettarsi alle spalle quasi tutti i problemi (come testimonia la ripresa della normale intimità in molte coppie trascorso lo shock del primo periodo); secondo, che non si può in alcun modo scindere il comportamento fisico dall'attitudine mentale. Ancora troppe persone si preoccupano di risultare efficienti, composte, "performanti" nell'ambito dell'amore; ma in realtà se non si sta bene con se stessi, per cause che possono essere interiori oppure esterne come nel caso del Covid, non si può neppure essere in grado di incontrare piacevolmente l'altro.
Ah, e poi: a volte pensiamo che "il problema siamo noi", pensiamo di essere strani, troppo sensibili, troppo ansiosi; poi, quando esce uno studio di qualsiasi genere, ci troviamo a calmarci e a dire: "beh, però eravamo in molti a subire gli stessi effetti". La pandemia non ci ha resi migliori, come qualcuno sperava, ma di certo ci ha rivelato qualcosa: siamo umani e reagiamo alle situazioni esterne in modo spesso simile. A volte il problema non siamo noi, insomma, ma ciò che abbiamo intorno. Qualcosa che fino a pochi anni fa non veniva mai detto, ora deve essere al centro del dibattito: cosa possono fare la società civile e la politica per farci stare meglio con noi stessi, anche nel mondo post-Covid? Cosa ci fa bene e cosa ci fa male, e quanto degli avvenimenti storici esterni viene portato anche in casa, all'interno della coppia?