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La Sindrome degli Antenati: una catena invisibile che ci influenza anche da adulti
Non solo i genitori, ma anche gli avi determinano il nostro modo di essere nel mondo.

Che ci piaccia o no, possiamo definirci in gran parte come il “risultato” dei nostri genitori. Da loro abbiamo appreso una visione del mondo, che da grandi possiamo modificare ma resta sempre parte del nostro patrimonio; soprattutto, abbiamo ereditato un certo atteggiamento, elementi del carattere, modalità di risposta ai problemi, oltre a caratteristiche cerebrali e psicologiche ereditarie. Nei primi anni di vita il rapporto coi genitori ha plasmato la nostra psiche, ma sappiamo che a loro volta nostra madre e nostro padre erano stati formati psicologicamente nella famiglia di origine. In definitiva, siamo parte di una catena familiare nella quale comportamenti, sentimenti, caratteri si tramandano nei secoli.

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Il peso di questa eredità è stato definito dalla psicologa Anne Ancelin Schützenberger come “sindrome degli antenati”. La studiosa afferma che ciascuno di noi è parte di una serie di legami che durano da generazioni e continuano a influenzare la vita di oggi.

Il bagaglio familiare può determinare come viviamo la nostra vita relazionale e le nostre ambizioni personali, estendendosi in diversi ambiti importanti:

  • Scelta del partner
  • Ruolo genitoriale
  • Lavoro

Nella scelta del partner il bagaglio familiare è apparentemente estraneo, ma invece esercita una forte influenza. Di solito le persone scelgono a chi legarsi prendendo come riferimento il tipo di relazione che avevano con il padre o la madre. Ripetere uno schema già vissuto serve a sentirsi più sicuri, più radicati nella propria comfort zone, ma può esporre a situazioni problematiche o violente. Infatti le persone tendono a voler rivivere, inconsciamente, la loro situazione da bambine, ma quando la famiglia d’origine si è dimostrata problematica il rischio è di rinnovare in eterno il dolore.

Anche nell’ambito della genitorialità l’influenza familiare è forte. Diventare mamma o papà è un passo importante perché segna il ritorno in una relazione genitore-figlio, ma con un ruolo completamente diverso. Questo rappresenta una grande occasione di crescita personale, ma la gestione del rapporto con i bambini potrebbe finire per essere distante dalle aspettative.

Anche qui, infatti, tendono a ripetersi degli schemi, in particolare per quanto riguarda il modo di prendersi cura dei figli. È possibile infatti che si tenda a ripetere la realtà che si è vissuta da piccoli. Chi ha avuto un genitore freddo e distaccato potrebbe comportarsi allo stesso modo, così come chi ha avuto una “mamma chioccia”. È interessante però notare che molti neogenitori adottano, al contrario, una modalità totalmente opposta a quella vissuta nell’infanzia, per compensare le mancanze che hanno vissuto in passato. Anche questa opposizione radicale è fortemente influenzata dal rapporto con la famiglia d’origine, seppure in senso contrario.

La catena intergenerazionale, infine, può influenzare anche il mondo del lavoro. L’ambiente in cui si è cresciuti determina l’ambizione, il desiderio di riscatto o l’aspettativa di specifici risultati; può però creare, al contrario, una bassa autostima, un’incapacità di gestire lo stress, una paura di farsi avanti, un culto della mediocrità intesa come valore.

In conclusione, il nostro modo di essere nel mondo è fortemente determinato dagli antenati, anche quando non ne siamo consapevoli. Dentro di noi si agitano i “fantasmi” di ascendenti lontani, spesso mai conosciuti. L’eredità di chi ci ha preceduti è un vero tesoro, fino a quando non si trasforma in una condanna. È necessario valutare attentamente gli schemi familiari ereditati e, se necessario, avviare un processo di distacco che rifletta in modo più autentico i nostri bisogni. Questo si può fare, in particolare, con l’aiuto della psicoterapia.



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