Diversi studi hanno indagato gli effetti della tecnologia su bambini, adolescenti e giovani adulti, scoprendo che più la vita online prende il sopravvento più prevalgono il senso di isolamento e la tristezza.
I cellulari hanno sempre avuto una indiscussa attrattiva su giovani e meno giovani, ma dai tempi della pandemia il loro uso smodato è diventato ancor più una prassi. Durante il Covid la tecnologia rappresentava l’unico affaccio sul mondo ma purtroppo, per moltissime persone, le cose non sono cambiate da allora.
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Il problema dell’uso eccessivo dei cellulari fin dalla giovane età ha portato anche la politica a dover prendere provvedimenti. La Circolare dell’11 luglio 2024 impone il divieto totale di utilizzo dei cellulari nel I ciclo di studi (infanzia, primaria, secondaria di primo grado), anche per finalità educative. Nel 2021 in Regno Unito è stata avanzata una proposta di legge per vietare gli smartphone a scuola anche durante le ore di ricreazione, per paura che i dispositivi possano distrarre ma anche danneggiare la salute mentale degli studenti.
Due importanti ricerche recenti, di cui una finanziata dall’OMS, hanno indagato la salute degli adolescenti e hanno scoperto che un maggiore tempo impiegato davanti agli schermi e una minore attività fisica corrispondono all’aumento del rischio di disturbi somatici, oltre che a una minore soddisfazione per la vita. Sia la salute generale sia quella mentale sono quindi a rischio.
Mentre gli scienziati affermano che non dovrebbe essere consentito di possedere un cellulare ai bambini minori di 13 anni, sono in aumento anche in Italia gli iscritti alla scuola primaria che già hanno un loro dispositivo. Nella fascia 6-10 anni, dopo la pandemia, il tasso di possesso di un cellulare è passato dal 18% circa al 30%.
Anche i più grandi, già adulti, soffrono per la disconnessione tra la vita online e quella offline. Secondo uno studio condotto su giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 28 anni è molto frequente un senso di frustrazione dovuto al fatto che la vita offline è decisamente carente rispetto a quella online, che sembra ricca di avventure ma in realtà nasconde solo un grande vuoto.
Il 45% dei giovani italiani nati tra il 1997 e il 2012 riferisce di sentirsi spesso solo. Tra le cause, come abbiamo anticipato, c’è la distanza tra una vita online ricca di contatti e una vita offline fatta di vuoto. Ma anche i social media hanno un ruolo, dato che presentano modelli di vita irrealistici che fanno sentire i fruitori imperfetti, carichi di pressione e inadeguati.
Il rimedio a questi problemi può essere per i giovani adulti dialogare con i genitori o con un professionista qualificato, mentre per i bambini è fondamentale attuare un certo controllo, vietando l’uso di dispositivi sotto una certa età e imponendo una sana “igiene tecnologica” fatta di regole stringenti. Forse si dovranno affrontare alcuni pianti, ma alla lunga un sano approccio alla tecnologia darà i suoi frutti.