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Come affrontare le nostre cattive azioni?
Tutti commettiamo degli sbagli, ma il senso di colpa puro e semplice serve a poco. Ecco alcune strategie e degli spunti per affrontare in modo migliore i nostri momenti “cattivi”.

La vita umana in qualsiasi contesto sociale è regolata da standard morali, scritti e non scritti. Ciascuno di noi, nel corso dell’infanzia e poi dell’adolescenza, impara a mettere da parte il proprio ego o a dominare i propri istinti per adeguarsi alle regole di comportamento stabilite. I vantaggi nel seguire le regole riguardano principalmente l’accettazione all’interno della comunità, il senso di appartenenza, la gratificazione del “super-io”.

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Ci sono però dei momenti, nella vita di tutti, in cui la morale personale o sociale viene ignorata: si mente, si tradisce, si aggredisce verbalmente e così via. Insomma, si infrangono le norme.

Come affrontare i momenti in cui la propria morale viene trasgredita? In altre parole, come affrontare la coscienza di aver violato uno standard personale o condiviso commettendo una “cattiva” azione?

I sentimenti più comuni quando si trasgredisce una regola sono la vergogna e la paura: si teme di essere scoperti e giudicati male, di perdere la considerazione e il supporto degli altri e così via. Le risposte a queste emozioni basilari possono essere di diverso tipo: scivolare nel senso di colpa oppure esternalizzare la responsabilità dell’atto compiuto. O ci si autopunisce o si prova a punire qualcuno di terzo.

Le persone che trasgrediscono spesso tendono a evitare di assumersi le proprie responsabilità trasferendo la colpa su qualcun altro per preservare intatta la propria autostima, e questo non è certamente un atteggiamento sano. D’altra parte anche autoflagellarsi e crogiolarsi nel senso di colpa è un’attitudine inutilmente dannosa per se stessi. Una terza via, meno estrema ma concettualmente più problematica, è quella della dissonanza cognitiva. Per fare un esempio: “penso che tradire il partner sia sbagliato eppure continuo a farlo, e in fondo non so nemmeno perché”.

Affrontare la propria responsabilità è un atteggiamento estremamente maturo proprio perché è intimamente pericoloso: sapere di aver commesso un’azione che non viene approvata dagli altri o da sé è una grave minaccia per l’autostima.

Ci sono vie di fuga per non cadere nell’esternalizzazione, nel senso di colpa eccessivo o nella dissonanza? Sì, anche se non sono facili.

  • Smettere di compiere l’azione giudicata riprovevole e “pentirsi”, se è il caso anche pubblicamente.
  • In alcuni casi, rivedere la propria cognizione di giusto o sbagliato ed eventualmente allontanarsi dal contesto sociale che vede alcune azioni o tendenze come colpe (ad esempio in molte società l’omosessualità è considerata una deviazione, ecc.).
  • Concedersi delle attenuanti, una via di mezzo molto praticata che però comporta un alto rischio di reiterazione.
  • Chiedere eventualmente scusa, perdonare e perdonarsi è sempre fondamentale, ma se non c’è assunzione di responsabilità questo passaggio è impossibile.

Affrontare una cattiva azione commessa non è facile per nessuno. Potremmo scoprire di non essere la persona che credevamo, potremmo dover modificare profondamente l’idea che abbiamo di noi stessi. Eppure abbracciare la propria responsabilità e andare avanti (rientrando nel proprio contesto sociale o abbandonandolo definitivamente) è il modo migliore per stare meglio nel futuro.



 Commenti (1)
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  1. gas3010, Cuneo (Piemonte)
    Come disse Montesquieu: gli umani si danno delle regole, ma per la propria natura sono portati a trasgredire.


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