|  | ➤ Registrazione richiesta Per votare o inserire commenti è necessario registrarsi a Nirvam Inferno, la corsa a ostacoli (inclusiva) candidata a diventare disciplina olimpica La corsa a ostacoli nata dieci anni fa come una “bischerata” tra amici ora punta… alle Olimpiadi! Per quanto non ci sia ancora la certezza che avverrà, è molto probabile che nelle prossime Olimpiadi la corsa a ostacoli prenderà il posto dell’equitazione nel programma del pentathlon moderno. Questa è senz’altro una grande speranza per i creatori di “Inferno”, una corsa a ostacoli tutta italiana (anzi, fiorentina) che negli ultimi dieci anni ha fatto molto parlare di sé tra gli appassionati.
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Mauro Leoni, toscano doc, ha ricordato l’inizio di quella che è diventata una vera e propria disciplina e che lo ha portato a diventare presidente della Asd Fiocr, la Federazione italiana corsa a ostacoli: tutto è nato come una “bischerata” tra amici, che in puro spirito goliardico hanno organizzato dieci anni fa la loro prima corsa a Firenze. L’organizzazione era del tutto amatoriale e i partecipanti previsti erano circa duecento, salvo poi che al nastro di partenza si sono presentate più di mille persone da tutta la Penisola.
Da allora, le corse a ostacoli sono diventate una vera e propria febbre che ha convinto molte città e cittadine a emulare questo primo esperimento, con prove sempre più difficili e divertenti.
Prima del debutto fiorentino, le corse a ostacoli erano già una realtà consolidata in Europa e America: nate negli anni ’80, avevano conquistato un discreto successo di pubblico. Gli organizzatori di Inferno avevano partecipato a gare di questo genere all’estero e hanno pensato di proporle anche nel nostro Paese. Il risultato è stato superiore alle aspettative e le Olimpiadi non potranno che rinforzarlo: oggi la federazione conta circa 1300 agonisti, un numero che aumenterà certamente in caso di una scelta positiva del comitato olimpico.
Ma il bello delle corse a ostacoli italiane, che rende contenti un po’ tutti di partecipare al compleanno di Inferno, è la loro natura inclusiva. Infatti ci si può iscrivere sia come professionisti sia come amatori, senza nessuna distinzione. Certo, le prove sono dure, ma gli organizzatori calcolano che oltre il 60% dei partecipanti sia composto da amici che vogliono provare una nuova sfida e divertirsi in modo sano.
Inferno, nome scelto non a caso in riferimento al poeta fiorentino Dante, prevede una serie di prove piuttosto dure: scavalcare palizzate, completare percorsi sospesi inserendo i piedi in anelli basculanti, trasporto di pesi, tratti carponi nel fango… una disciplina completa (e parecchio sporca) capace di catapultare i partecipanti dentro un’atmosfera da film d’azione.
A farla da padroni sono principalmente il divertimento, un pizzico di avventura, il desiderio di gettare (letteralmente) il cuore oltre l’ostacolo, ma anche i benefici del praticare sport all’aperto sentendosi parte di una piccola e appassionata comunità.
Vedremo cosa ci riserveranno le prossime Olimpiadi: c’è già chi si sta allenando.
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