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Invidia: qual è l'antidoto?
Qual è l’antidoto alla “passione triste” definita da molti il male del ventunesimo secolo? Principalmente, l’autocoscienza.

L’invidia è da secoli definita come “una passione triste”:  tra i sette peccati capitali è quello che comporta la maggiore sofferenza. Sì, perché l’invidioso, come dice un proverbio, si “rode il fegato”, intossicandosi da solo, soffrendo di fatto molto più dell’invidiato.

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Non è un caso che Dante abbia messo gli invidiosi non all’inferno, ma nel purgatorio: hanno già sofferto abbastanza in vita, per via della loro deleteria tendenza a non sentirsi mai abbastanza in confronto con gli altri, e non meritano di soffrire ancora troppo a lungo. Secondo gli antichi, l’invidia era collocata negli occhi, non a caso l’invidioso è uno “che guarda male” (in-videre): ecco perché Dante presenta i suoi penitenti con gli occhi cuciti da un filo di ferro. Non solo: il poeta suggerisce che dopo la morte sconterà anche lui la pena degli invidiosi. E infatti, chi di noi è totalmente esente dall’invidia? Praticamente nessuno. Eppure esiste un antidoto per allontanarla, quando diventa perniciosa.

L’invidia sembra essere a pieno titolo il male del ventunesimo secolo: infatti i social danno a tutti noi l’opportunità di “guardare male” chi ci circonda: attraverso un flusso ininterrotto di foto, video e testi siamo in grado di entrare nella vita degli altri (anche se si tratta di una vita in qualche modo artefatta) e di macerarci in un continuo confronto. Qualche studioso ha asserito che l’invidia è maggiore nel mondo moderno e nei regimi democratici, rispetto a quanto poteva esserlo nell’antichità e in una società con poca mobilità sociale. Il motivo risiede nel fatto che virtualmente ciascuno di noi potrebbe avere la possibilità di emergere dalla massa diventando ricco e famoso, ma di fatto questo succede a poche persone.

Eppure l’invidia, male che tocca chiunque almeno una volta nella vita, non è un castigo inevitabile. La soluzione, semplice a dirsi ma difficile a farsi, consente nell’essere se stessi, acquisendo coscienza della realtà in cui si è nati, si vive e ci si muove. Stando ai teorici dell’invidia come passione democratica, nel mondo di oggi chiunque può diventare ricco e famoso. Ma a guardare più da vicino, come molti altri autori sottolineano, non è proprio così. Alcune persone godono di privilegi che hanno permesso loro di emergere, come ad esempio l’essere nati in famiglie ricche o avere amicizie influenti. Dato che la principale domanda posta dall’invidia è un angoscioso “perché lui sì e io no”? Darsi una risposta concreta e reale è il primo passo per liberarsi di questa terribile passione.

Dopo la presa di coscienza che forse, date le condizioni in cui siamo nati, non è proprio colpa nostra se non siamo l’uomo o la donna più famosi d’Italia, possiamo passare al chiederci: ma queste cose le vorremmo davvero? Vorremmo davvero quel corpo da urlo, quella villa al mare, quell’interminabile serie di articoli di giornale sulla nostra vita privata? Vorremmo davvero queste cose, sapendo i sacrifici che la fama e i soldi comportano e richiedono? Certo, sarebbe bello avere un corpo magrissimo e tonicissimo, ma tutto sommato non ci va di trascorrere tre ore al giorno in palestra. Oppure ci basta il nostro anonimo lavoro part time, perché ciò che ci interessa davvero è stare con la nostra famiglia. L’antidoto più potente per l’invidia, infatti, sta nel conoscere se stessi e rapportare ogni cosa al proprio carattere, chiedendosi semplicemente se è compatibile con esso.

Gli influencer che hanno milioni di fan adoranti hanno sempre il telefono in mano. A noi va di truccarci spendendo almeno un’ora ogni mattina per avere il contouring perfetto, di passare altre quattro ore chiedendoci che contenuti postare, di fare dieci o venti prove per l’inquadratura, e di passare altre ore a fare l’editing di foto e video e a rispondere ai commenti? Forse, semplicemente, non ci va. Rendiamocene conto!



 Commenti (2)
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  1. bigfat, Milano (Lombardia)
    Non si tratta d'invidia ma di coerenza perché se sono sicura di me stessa non m'interessano le influencer o le armocromiste!!!
  2. lifeiswonderful_but, Modena (Emilia Romagna)
    Complimenti Belle ed utili riflessioni


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