Molti aspiranti genitori che hanno difficoltà a concepire cadono di una sorta di ossessione per la gravidanza. Questo atteggiamento, che intossica la mente provocando una continua sofferenza, deve essere compreso e combattuto.
Quello di avere un figlio non è solo un desiderio, ma anche un progetto: il problema è che a volte, per chi fa fatica a concepire, il progetto si trasforma in ossessione e la mancata realizzazione in senso di fallimento. Oggigiorno sono molte le coppie che intraprendono trattamenti medici difficili da sostenere economicamente e psicologicamente pur di riuscire a concepire e nonostante ciò vedono minate la loro pazienza e la loro serenità da una sequela di test negativi.
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I problemi personali e di coppia che ruotano intorno a un concepimento difficile sono tanti, primo tra i quali l’impossibilità di vedere l’intimità come un momento ludico, ma come una sorta di obbligo da attuare calendario alla mano. Questo, oltre a causare un allentamento emotivo nella coppia, porta anche a considerarsi alla stregua di strumenti parlanti e non più come compagni. Come uscire da questo gorgo soffocante?
Prima di tutto bisogna rendersi conto di essere precipitati in un loop. Il segnale evidente è quando si crede di poter essere felici soltanto per qualcosa o per qualcuno, in questo caso per l’arrivo di un figlio. Pensare così significa essere più esposti alle delusioni, ma significa anche vedere se stessi e la propria vita in un’ottica troppo ristretta. Tutti noi siamo persone dalle tante sfaccettature, piene di benedizioni e di talenti: ridurre la vita a un solo scopo significa tradire gran parte della propria personalità. Ragionare solo in termini di obiettivi significa spesso rinunciare alla spontaneità che rappresenta una delle principali bellezze della vita.
Il suggerimento di smettere di tentare e abbandonarsi alle circostanze è semplice da dare ma difficilissimo da praticare. Smettere di ragionare per obiettivi e non semplicemente praticare un distacco artificioso è un risultato che nasce, quando nasce, dall’attraversamento del lutto e dalla comprensione che non possiamo sempre decidere noi che cosa accadrà nella nostra vita.
Per arrivare a ciò non bisogna negarsi di provare certe emozioni negative ad ogni test di gravidanza andato male, ma bisogna abbracciare il proprio dolore, comprenderlo, parlarne con il partner, vivere fino in fondo lo scoramento e anche la “depressione” conseguente. È così anche quando qualsiasi altra cosa importante della vita va storta, come quando ad esempio una relazione si rompe: è inutile girare intorno al dolore, cercare di soffocarlo con comportamenti disfunzionali o di fuga, perché lui si ripresenterà sempre non appena abbasseremo la guardia. Uscire da un’ossessione, qualsiasi essa sia, significa permettersi di soffrire attivando allo stesso tempo quelle ancore di salvataggio che la vita ci offre.
Una delle cose meravigliose dell’essere genitori (o aspiranti tali) sta nel fatto di essere in due, di essere una coppia. Anziché dividere i partner, la mancata gravidanza dovrebbe unirli, tanto nello sconforto quanto nella speranza di un prossimo tentativo riuscito. Non bisogna smettere mai di restare in connessione con il partner, che è la vera ancora di salvataggio di questa situazione: se i bambini nascono dall’amore, fortifichiamo quell’amore, che esiste ed è importante anche prima o senza di loro.