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Quasi nessuno legge ciò che condivide sui social network, secondo uno studio
Condividere articoli sui social network è abitudine comune, ma farlo con criterio richiede più tempo di quanto normalmente non si sia disposti a spendere per un’azione di questo tipo. Ecco perché la maggior parte delle persone non legge ciò che condivide, ma lo fa semplicemente perché è d’accordo con il titolo.

Molti si lamentano del proliferare dei cosiddetti articoli “clickbait”, con titoli sensazionalistici o provocatori pensati apposta per alimentare le visite degli utenti (i click appunto) ma anche commenti e condivisioni. Neppure le versioni online delle testate nazionali sono immuni a questo tipo di strategia. Tutto ciò funziona anche perché molto spesso le persone si limitano a leggere soltanto i titoli degli articoli e li condividono senza far troppa attenzione al reale contenuto.

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Infatti, secondo uno studio della Columbia University, ben 6 persone su 10 condividono contenuti con i loro contatti senza leggerli! Questo risultato è stato confermato da un interessante e ironico esperimento di Science Post: i redattori hanno pubblicato un articolo intitolato “il 70% degli utenti di Facebook condivide le notizie senza leggerle”. Il link con questo titolo è stato condiviso migliaia di volte ma al suo interno era… vuoto, o meglio, riempito da una serie di parole casuali e senza significato!

Il popolo dei social network è dominato da un fenomeno che potremmo chiamare di impazienza cognitiva, un termine tecnico che denota l’incapacità di restare attenti per un lasso di tempo sufficiente a comprendere davvero le informazioni a cui si è esposti, analizzandole nella loro complessità. D’altra parte per condividere un contenuto basta meno di un secondo, mentre per leggerlo e capirlo ci vuole molto di più. L’impazienza cognitiva, oltre a ostacolare la comprensione delle informazioni complesse, impatta secondo gli esperti anche sulla capacità di memorizzare i dati più semplici: “istupidisce”, in pratica.

Ma perché è così forte la tentazione di condividere articoli e contenuti, se non si ha voglia di leggerli? Secondo i ricercatori dell’università del Texas, ciò ha a che fare con la volontà di sentirsi più intelligenti, “padroni” di determinati contenuti. C’è la volontà di dimostrare agli altri di avere conoscenze che in realtà non si posseggono. Ecco perché a ogni nuovo caso politico di una certa rilevanza, a ogni disastro naturale ecc., così tante persone condividono contenuti correlati volendosi sentire esperte in materia. Inoltre molti trovano francamente più interessante ricevere like e commenti piuttosto che leggere effettivamente un contenuto.

Questo atteggiamento può comportare dei rischi, in quanto chi si occupa di informazione sfrutta tale situazione a proprio vantaggio favorendo la circolazione di articoli che, tolto il titolo sensazionalistico e spesso “ritoccato” per apparire più interessante, sono in realtà poveri di contenuti o presentano uno scarso approfondimento. Anche il fenomeno delle fake news si diffonde seguendo questo meccanismo, producendo ovvi danni.

Diventando consapevoli del meccanismo che produce questa “condivisione non consapevole” possiamo porvi rimedio, imponendoci di condividere solo contenuti che siano prima stati letti e compresi, anche per dotarci di una maggiore serietà ed autorevolezza nel mondo del web.



 Commenti (2)
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  1. cri_cri62, Udine (Friuli-Venezia Giulia)
    Il senso di condivisione è insito nella natura dell'uomo che viene anche definito come "animale sociale". Purtroppo il web è però riuscito a distorcere pure un concetto così puro, cristiano. Qui la condivisione diventa il frutto di un affrettato e superficiale click che poco ci costa.
  2. livi0, Torre A Mare (Puglia)
    Da giovane ricordo che ad un certo punto mi ripromisi di regalare solo libri che avevo già letto in precedenza... decisamente altri tempi.


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