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I tre setacci di Socrate per filtrare le dicerie
Verità, consapevolezza e utilità sono i tre pilastri indicati dal grande filosofo per proteggersi dalla maldicenza che da sempre governa il mondo e naturalmente per evitare di incapparci a nostra volta.

Anche nella società del mondo antico esistevano maldicenza, dicerie e critiche più o meno nascoste, segni inconfutabili di come gli esseri umani siano portati a giudicare, non sempre in buona fede, chi vive accanto a loro.

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Sappiamo che una critica costruttiva porta elementi di novità e arricchisce l’ambiente nel quale le persone si trovano a vivere, mentre le maldicenze e i giudizi distorti arrecano danno non solo al soggetto nei confronti del quale essi vengono espressi ma all’intera collettività.

Ciò detto, un aneddoto attribuito al grande filosofo greco Socrate indicherebbe un utile metodo per non farsi coinvolgere da questa fisiologica pecca umana.

Si racconta che, mentre Socrate sedeva in piazza ad Atene, gli si avvicinò un uomo piuttosto turbato nell’aver appreso notizie poco lusinghiere sul conto di un amico del filosofo. L’uomo era molto ansioso di rivelargli natura e dettagli di tali critiche. A quel punto Socrate, senza lasciarsi prendere dalla curiosità, sottopose l’uomo ad un test, conosciuto come la regola dei tre setacci, prima di voler apprendere di cosa si trattasse.

Il primo setaccio riguarda la verità, ovvero l’essere sicuri di dire cose che corrispondano alla realtà dei fatti. Nell’aneddoto, di fronte alla domanda se il tizio fosse sicuro di riferire il vero, egli dovette riconoscere come non ne fosse del tutto certo.

Il secondo setaccio riguarda la bontà, ovvero l’essere sicuri che ciò che si sta per dire porti del bene sia all’interlocutore sia alla collettività. Nell’aneddoto, di fronte alla domanda se egli fosse sicuro della positività delle cose che stava per dire, l’uomo dovette a malincuore ammettere come non ne avesse proprio certezza.

Il terzo setaccio riguarda l’utilità, cioè il fatto che ciò che si racconta porti un qualche  vantaggio. Anche in questo caso il suo interlocutore dovette riconoscere che no, in effetti ciò che aveva sentito non era utile a nessuno in realtà.

A quel punto la grande lezione di Socrate fu che, con queste premesse, sarebbe stato assolutamente superfluo stare ad ascoltare le dicerie sul suo amico e pertanto rimandò indietro l’uomo rifiutandosi di proseguire nel discorso.

Il messaggio del grande filosofo è più che mai attuale oggi, dove le dicerie non viaggiano solo di bocca in bocca ma spopolano sui social, dando via al fenomeno delle fake news. I danni evidenziati da Socrate nel prestare attenzione ai pettegolezzi sono l’esatto contrario di quanto da lui stesso richiesto al suo aspirante confidente:  falsità, cattiveria, inutilità.

Moltissime persone hanno avuto danni irreparabili a causa della divulgazione di falsità sul conto proprio o quello dei familiari, entrati com’erano nel tritacarne mediatico.

Ascoltare cose malvagie e false su altre persone ci pone infatti sullo stesso piano di chi le va dicendo, soprattutto se poi ci lasciamo prendere dalla smania di condividerle con altri, fenomeno umanamente fisiologico.

Ancora una volta è dall’antica Grecia che ci arrivano lezioni di saggezza e di utilità, questa volta sì, per il bene comune.



 Commenti (1)
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  1. cri_cri62, Udine (Friuli-Venezia Giulia)
    Le critiche gratuite, le maldicenze nei confronti di qualcuno si ritorcono pure sul detrattore. Questa è una osservazione che scaturisce proprio dal racconto dei fatti di questi giorni ed in particolare di oggi in cui una forza politica, che ha basato la campagna elettorale sul cercare di infangare gli avversari con critiche che avevano davvero poco fondamento, sì è irrimediabilmente danneggiato!


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