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L'isolamento ti deprime? Reagisci così
La clausura forzata può intaccare il tono dell'umore e spingerci verso la depressione, ma esistono tecniche che possiamo mettere in campo per reagire e scacciare la tristezza...

Gli esseri umani non sono fatti per stare soli. Le scienze ci definiscono “animali sociali” e questo significa che il nostro vivere quotidiano è "impregnato" costantemente di relazioni di ogni genere con altri esseri umani (familiari, amorose, amicali, di lavoro...) alle quali mai avremmo pensato di dover rinunciare. Poi, l'arrivo improvviso dell'emergenza dovuta al Covid-19 ha radicalmente modificato le nostre abitudini. Come ognuno sa, la pandemia attuale impone il cosiddetto distanziamento sociale e spesso la reclusione forzata; se razionalmente tutti o quasi reagiamo comprendendo il problema e adattandoci alle misure restrittive, la rarefazione dei rapporti (quando non il loro "congelamento"), ci fa inevitabilmente soffrire. È comprensibile: siamo privati di qualcosa di molto prezioso, poiché lo scambio e l'interazione con l'altro servono, da un punto di vista psicologico, a "confermare" la nostra stessa esistenza, il ruolo che abbiamo nel mondo, le nostre capacità. In isolamento possono quindi comparire molte emozioni spiacevoli: nostalgie, malumori, impazienza, nervosismo, angoscia. Siamo a rischio depressione: che cosa possiamo fare per combattere questa deriva?

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Quando la ragione non basta, dai spazio alla fantasia

Chiunque, in questi giorni drammatici, ha cercato soluzioni fai da te e certamente le abitazioni moderne offrono possibilità un tempo impensabili per lenire la sofferenza dell'isolamento. In particolare, la rete internet sta offrendo un aiuto importante alla nostra esistenza quotidiana, specie in termini di condivisione e connettività. Quando anche questo non basta, occorre utilizzare altri codici, propri della mente profonda e lasciare sullo sfondo il pensiero logico, che non può essere d'aiuto. Quello che vi proponiamo qui è un racconto fiabesco che possiamo leggere, fare nostro e raccontarci quando ci sentiamo pervadere dalla tristezza e dalla nostalgia. Le fiabe non sono soltanto racconti per bambini: sono narrazioni dal grande potere evocativo, ci fanno passare velocemente dal mondo reale a quello immaginifico e hanno quindi una valenza terapeutica notevole, come ben sapeva la grande psicoterapeuta, allieva di Jung, Marie Louise Von Franz, che alle fiabe ha dedicato moltissime opere. Naturalmente, possiamo ispirarci a questo racconto e scriverne uno tutto nostro, l'importante è immaginarci cantastorie, menestrelli senza tempo, e lasciarci ispirare da quel sentiamo sorgere dentro di noi.

Il cammino della fanciulla dall'oscurità alla luce

C'era una volta una fanciulla che viveva in una terra incantata, dove la vita scorreva felice e spensierata... un triste giorno un oscuro sortilegio colpì quei luoghi e le lunghe ombre di una notte che pareva interminabile sembravano aver congelato ogni cosa... La fanciulla errava solitaria: tutti erano scomparsi, una nebbia grigia e fredda avvolgeva ogni cosa, il silenzio rendeva inquietanti anche i suoi passi sul terreno... Per un po', la fanciulla girovagò alla ricerca di una risposta, a volte correndo, a volte con passo lento e pesante...

Poi, sentendosi impotente e smarrita,  cercò un riparo, si lasciò andare e si addormentò...  Cadde in un sonno profondo e cominciò a sognare... nel sogno, si vide bambina, persa nel bosco grande vicino casa... quanta paura aveva provato quel giorno, quanti pericoli i suoi occhi avevano visto, quante lacrime aveva pianto, sicura che nessuno l'avrebbe salvata... poi, nel folto della foresta,  aveva intravisto una piccola luce, intermittente e fioca, e aveva deciso di seguirla... giunta a una radura, trovò una piccola creatura luminosa, una lucciola, che sostava impaurita ai piedi di un maestoso albero...

Un sorriso si aprì sul volto della bimba.. sentì che non tutto era perduto, che se era riuscita a trovare la lucciola, avrebbe recuperato anche la strada di casa, e così fu...  Poi, la fanciulla si destò con animo leggero, ricordando il sogno... Che strano, disse, non ricordo di essermi mai persa nel bosco grande, eppure sembrava così vero... Chissà – pensò,  forse quello del sogno non è un vero ricordo,  ma un monito:  anche nell'oscurità più impenetrabile, possiamo sempre scorgere una luce... Mi metterò in cammino, perché quella luce ora la sento dentro di me e nessun sortilegio potrà portarmela via... Fu allora che la fanciulla si accorse che dietro le montagne,  il sole stava finalmente risorgendo...



 Commenti (3)
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  1. rossi3225, Napoli (Campania)
    Ok bello
  2. sensibile1046, Venezia (Veneto)
    Bello articolo
  3. novellas4, Aosta (Valle d'Aosta)
    Io credo nelle favole... Certo intendo a questo tipo di fiabe... Sono sicura che anche nella notte più scura... Ed io ne ho vissuta qualcuna... C'è sempre una luce in fondo al buio... Bello l' articolo... In questo momento "incasinato" aiuta... Notte


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