La rottura di un rapporto affettivo è sempre difficile da accettare, soprattutto quando è il frutto di una scelta unilaterale. In questa situazione capita spesso che l’ex non riesca a rassegnarsi a quell’antipatico prefisso, “ex”, creando una serie di problemi davvero difficili da affrontare. Ecco come limitarli.
La fine di un amore è sempre dolorosa, non solo per chi la subisce: talvolta però la sofferenza sconfina in comportamenti discutibili, persino invadenti. Bisogna chiarire che, in generale, non esistono tutele contro l’invadenza in senso lato, se non il reciproco rispetto che dovrebbe ispirare qualsiasi tipo di rapporto. Ci sono però alcuni comportamenti che assumono rilievo sotto il profilo penale. Ad esempio, fare una telefonata, mandare un sms, regalare dei fiori, sono atti legittimi da compiere, specialmente durante un corteggiamento. La questione cambia quando simili condotte diventano inopportune e non gradite, tanto da venire percepite dalla persona a cui sono rivolte come una vera e propria intrusione della vita privata.
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Il confine è labile ed è possibile sconfinare in condotte che integrano il reato di molestie disciplinato dall’articolo 660 c.p. che punisce “Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a cinquecentosedici euro”.
Il comportamento punito è connotato dalla petulanza, ovvero da quel modo di agire pressante, insistente, indiscreto e impertinente, che finisce, per il modo stesso in cui si manifesta, per interferire sgradevolmente nella sfera della quiete e della libertà della persona.
Nei casi più gravi, il corteggiamento serrato può integrare il reato di atti persecutori più noto come reato di stalking previsto dall’art. 612 bis c.p. che punisce “Chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di una persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”.
La differenza fondamentale tra il reato di molestie e lo stalking riguarda quindi lo stato d’ansia e di paura che affliggono la sola vittima dello stalking. Ad esempio, l’ex fidanzato che inonda di chiamate e messaggi la sua ex fidanzata può essere passibile di denuncia per molestie telefoniche. Qualora, però, le molestie telefoniche dovessero essere accompagnate anche da pedinamenti o farsi così pesanti e minacciose da ledere la serenità psichica della donna, allora saremmo in presenza del ben più grave reato di stalking.
Lo stalking può nascere nel contesto delle situazioni relazionali e socioculturali più diverse e assumere le connotazioni pratiche e psicologiche più disparate. Ogni caso, dunque, va analizzato e affrontato in modo specifico, tenuto conto di tutti i fattori in gioco. Tuttavia, esistono alcune regole di base che la vittima degli atti persecutori dovrebbe seguire fin dal primo momento in cui si rende conto di essere oggetto di un'esagerata "attenzione" da parte di un ex partner, di un collega o di un conoscente, al fine di scoraggiare/evitare i comportamenti persecutori e tutelare la propria incolumità fisica e psicologica. In particolare, si dovrebbe analizzare razionalmente la situazione e non sottovalutare i comportamenti assillanti o fuori luogo messi in atto dal potenziale stalker.
La consapevolezza di essere esposti a un rischio è essenziale per reagire fin dall'inizio in modo adeguato e cercare aiuto qualora le "attenzioni eccessive" inizino a prendere la forma di una vera e propria persecuzione.
E’ fondamentale essere estremamente chiari rispetto ai propri sentimenti nei confronti dello stalker, rifiutare nettamente inviti e offerte e dire "no" in modo fermo e inequivocabile a un rapporto che non si desidera. Ogni tentennamento rafforza nel persecutore la convinzione di poter raggiungere il proprio scopo, dopo un sufficiente numero di tentativi attuati con determinazione.
Mostrarsi del tutto indifferenti ai comportamenti persecutori, anche quando reagire con rabbia, paura o disperazione sarebbe la reazione più naturale. In base agli studi condotti, l'indifferenza è la migliore strategia per scoraggiare lo stalker dal ripetere comportamenti persecutori (apparentemente) incapaci di creare disagio o una qualche forma di risposta da parte della vittima.
Cercare di evitare situazioni e luoghi a rischio, nei quali lo stalker potrebbe entrare in azione. Quindi, per esempio, evitare di passeggiare da soli in luoghi isolati o bui e non seguire percorsi abituali predefiniti per andare al lavoro, a fare la spesa ecc., ma cambiare spesso itinerario.
Avere sempre a portata di mano un cellulare per poter chiamare immediatamente le Forze dell'ordine o il servizio di Pronto intervento in caso di necessità urgente o se si ritiene di essere seguiti. Entrambi i numeri sono gratuiti anche da cellulare e possono essere chiamati anche in assenza di credito. In caso di un'aggressione fisica che ha procurato lesioni chiamare subito il 118 oppure rivolgersi al Pronto soccorso più vicino: saranno i medici, steso il verbale sanitario, a comunicare il fatto ai Carabinieri e/o alla Polizia.
Se la persecuzione avviene (anche) per via telefonica, dotarsi di una seconda linea, disattivando gradualmente quella originaria, e far registrare tutte le telefonate effettuate dal persecutore, anche quelle mute, ricordando che per farlo è necessario mantenere attiva la comunicazione per alcuni secondi.
Tenere un diario di tutti i principali comportamenti persecutori di cui si è stati vittima, comprese le telefonate, le e-mail, gli sms, le lettere ecc.: è un documento utile per ricostruire e fornire la cronologia dei fatti al momento della querela.
In conclusione, la guerra fra ex è inevitabile? Sì, nella misura in cui si lede il rispetto per la libertà altrui.