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Quando il male oscuro si impossessa degli uomini
Negli uomini la depressione è meno eclatante rispetto alle donne: sarà che è il 10 per cento del gentil sesso a soffrirne, contro il 5,5 per cento del genere maschile. Poi, però, appare un’altra cifra, allarmante e contraddittoria: in Italia i tre quarti dei suicidi riguardano gli uomini. Probabilmente perché è tipico dell’uomo negare la depressione, ostinarsi a mascherarla, e a esprimerla con sintomi diversi dalle donne. Vediamo quali sono e come si manifesta.

Tristezza sì, ma espressa come rabbia, aggressività, rifiuto di ogni aiuto, facile caduta nell’uso di sostanze stupefacenti o alcool in un tentativo di auto-terapia.

Una teoria sostiene che i diversi comportamenti assunti dagli uomini siano rivolti a “mascherare” la depressione e ad attenersi alle cosiddette “norme della mascolinità”. L’esito di questo atteggiamento sono spesso devianze dal carattere autodistruttivo; anche il sesso, molte volte, è toccato dal disturbo dell’umore: l’uomo può perdere interesse ai rapporti intimi oppure non riuscire ad averli fisicamente.

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In genere, gli uomini trovano più facile parlare di sintomi fisici piuttosto che di cambi dell’umore. Per questo solo alcuni chiedono aiuto al medico, e con difficoltà, mentre alle donne riesce più facile confidarsi con le persone vicine o effettuare una terapia. Per questi motivi i sintomi della depressione nell’uomo possono manifestarsi più frequentemente come: rabbia, frustrazione, aggressività, irritabilità.

Questi segni sono la “maschera” indossata per nascondere la sua tristezza o angoscia e non apparire un “debole”, seguendo il copione dell’uomo forte, virile. Da aggiungere che molti uomini con disturbo dell’umore coltivano pensieri suicidi e, come abbiamo visto all’inizio, quattro volte più delle donne, passano dalle idee ai fatti.

La depressione è un disturbo mentale, ma si esprime anche con segnali fisici. Questo vale per ambedue i sessi, naturalmente. Nel maschio sono più frequenti: mal di testa, senso di oppressione al petto, problemi a digerire, stanchezza, dormire o mangiare troppo o troppo poco.

Molti di questi sintomi possono derivare dalla chimica cerebrale di ognuno. La depressione cambia, in particolare, i livelli di serotonina e di norepinefrina, che sono i neurotrasmettitori che governano il dolore e l’umore.

Con tutto quanto si è visto, si comprende che la depressione maschile spesso non sia diagnosticata, dunque neppure curata. Non solo gli uomini vanno più raramente a chiedere aiuto a un medico, ma è facile pure che quest’ultimo sia fuorviato da tutte le “maschere” fisiche che il paziente gli mette davanti.

I rimedi per la depressione sono, come per le donne, di tre tipi: farmacologiche, basati sulla psicoterapia o sulla terapia cognitivo-comportamentale. Ma sono utili anche strategie e comportamenti nella quotidianità e nuovi stili di vita che possono rafforzare la cura, come l’esercizio fisico costante. Correre o camminare con passo sostenuto possono produrre endorfine (sostanze cerebrali del benessere) e sollevare l’umore; dilazionare i compiti: quando ci si trova di fronte a un impegno che appare superiore alle nostre forze, spezzettatelo in tanti compiti più piccoli, da affrontare poi uno alla volta; yoga, mindfulness, meditazione: queste pratiche possono ridurre lo stress e sostenere il senso di benessere; parlare con amici e familiari: condividere i propri sentimenti con persone vicine aiuta sia il depresso sia loro.

Tutte queste considerazioni sottolineano l’importanza di includere nel lavoro clinico una prospettiva di genere, così da considerare l’influenza dei modelli culturali nel modo specifico in cui gli uomini e le donne tendono a percepire ed esprimere la sofferenza e, quindi, riuscire a fare diagnosi più accurate e proporre trattamenti più efficaci.



 Commenti (3)
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  1. mirkog55, Roma (Lazio)
    Leggendo l'articolo mi sono ritornati in mente periodi della mia vita che avrei preferito dimenticare, purtroppo nel rapporto di coppia, così come era impostato una trentina di anni fa, i ruoli erano ben definiti ma spesso, anzi malvolentieri accettati, col tempo certe situazioni di contrasto latente si sono sedimentate e hanno portato, almeno nel mio caso ad un rapporto basato sull'affetto e sul rispetto, a scapito di quella complicità che invece dovrebbe essere necessaria per rendere vivo un rapporto a due. Ho passato momenti di depressione, il malessere però non riuscivo ad esternarlo, avrei voluto gridarlo ma la voce interiore mi si strozzava e l'inconscio, attraverso la famosa vocina prendeva il sopravvento. Tra i tanti sintomi sofferti e quello che mi faceva stare più male era l'impotenza di non riuscire a cambiare una situazione di calma apparente ma esplosiva al suo interno. Lo sfogo allora è stato il cibo, lo sport e il sesso, se ripenso a quel periodo mi viene il mal di stomaco
  2. zaffiro777, Roma (Lazio)
    Non vedo traccia di commento, di uomini che abbiano affrontato e superato il problema della depressione! Perché, mi domando? Non sarà che chi ha dovuto fare i conti con la malattia, sotto sotto, abbia paura di apparire agli altri, anche dopo il superamento della depressione, troppo fragile e vulnerabile a qualunque attacco? È possibile che i residui negativi (angosce paure etc...) della sindrome stessa, inabissati nell'inconscio, condizionino ancora, il futuro di questi uomini nei comportamenti e nelle scelte? Se la risposta è affermativa, allora tutti, uomini e donne, siamo a rischio, anche se in maniera latente
  3. mente_forzacuore, Barberino Di Mugello (Toscana)
    Molto interessante e sintetico Grazie


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