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Perché etichettare le persone come “evitanti” o “narcisiste” può danneggiare le relazioni
Le etichette psicologiche andrebbero maneggiate con attenzione: ecco perché.

Al giorno d’oggi la conoscenza della psicologia è più diffusa tra la gente comune rispetto al passato. Si è più attenti alla dimensione emotiva, si riconosce l’importanza della terapia, si ha più informazione sui disturbi mentali. Testate come la nostra aiutano a diffondere conoscenze che in passato erano riservate agli psicologi: nei nostri articoli abbiamo parlato di stili di attaccamento, di gestione dei traumi, di disturbi di personalità, rifacendoci alle parole degli esperti in materia. Tuttavia dobbiamo essere consapevoli di un rischio: la psicologia divulgativa è inevitabilmente una semplificazione. La nostra testata, come le altre che trattano gli stessi argomenti, non pretende di sostituirsi a quelle specialistiche, né alle analisi cliniche degli psicologi che vengono svolte durante le sedute. Dobbiamo quindi essere molto attenti a come utilizziamo la conoscenza della psicologia nella vita quotidiana: quella che abbiamo è un’infarinatura, una bussola per orientarci, uno strumento per comprendere, ma niente di più.

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Chi possiede una certa conoscenza della psicologia è più attento ai segnali che gli altri gli danno. Sa riconoscere uno stile di attaccamento, soprattutto quando ha a che fare ogni giorno con qualcuno, ad esempio un partner. È in grado di cogliere atteggiamenti che rimandano a tratti narcisistici o evitanti, ad esempio. Tuttavia non è in grado di sostituirsi a uno psicologo clinico. Convincersi che un partner o un familiare ha una patologia e comportarsi di conseguenza cela dei rischi. Eccone alcuni:

  • Creare una dinamica di potere squilibrata

Attribuire una diagnosi a una persona cara porta ad assumere il ruolo del “medico” che ha un’autorità e un potere nei confronti del “paziente”. Questo può minare la fiducia reciproca e l’alleanza su cui si fondano i rapporti importanti. Un rapporto equilibrato si fonda, infatti, sulla parità.

  • Commettere un errore etico

Gli psicologi hanno regole chiare: non possono diagnosticare persone con cui hanno un legame affettivo. Quando siamo troppo coinvolti, perdiamo di obiettività e non siamo più in grado di distinguere le impressioni dalla realtà. Potremmo quindi commettere un errore concettuale ed etico.

  • Spianare la strada per il disprezzo

Lo psicologo John Gottman, un celeberrimo esperto di dinamiche di coppia, ha individuato il disprezzo come il predittore delle rotture sentimentali. Etichettare clinicamente una persona cara o un partner potrebbe portare a disprezzarlo, considerandolo malato e quindi sbagliato (anche se non è vero).

  • Ridurre la complessità della persona

Una persona non è solo una diagnosi. Ci sono molte altre cose che dovrebbero essere considerate: le sue risorse, la sua storia, i suoi gesti di cura. Ridurre la complessità di un individuo per farlo rientrare nella gabbia della diagnosi può significare tradire la sua unicità. Gli psicologi sanno bene che tutte le persone sono diverse e che le diagnosi non servono a incasellare, ma a orientare un percorso di cura individualizzato.

  • Sbagliare diagnosi

Anche gli psicologi con anni di esperienza possono commettere errori. Chi non ha una laurea in psicologia può sbagliare ancora più facilmente. Una persona può avere qualche tratto narcisista senza esserlo; un’altra persona può assumere atteggiamenti evitanti semplicemente perché sta passando un momento difficile e ha bisogno di spazio; una persona, ancora, può avere atteggiamenti che sembrano rimandare a una patologia ma soffrire di qualcos’altro, completamente diverso.

Se sospetti che il tuo partner, il tuo amico o il tuo genitore soffra di un disturbo di personalità o di una patologia psichiatrica, la cosa migliore che puoi fare è rimandarlo a un professionista della salute mentale. Prima che arrivi la diagnosi, faresti meglio a coltivare il dubbio. E dopo la diagnosi, se c’è? Non dovresti mutare il tuo atteggiamento in senso negativo. La diagnosi è uno strumento per comprendere meglio la persona e rappresenta una sfida da superare insieme, naturalmente sempre con un aiuto professionale.



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