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Il contadino e la nuvola: un’antica storia orientale su come prendere la vita
Un’antica storia ci insegna a non sprecare il nostro tempo aspettando che le condizioni diventino favorevoli.

Quella della nuvola e del contadino è un’antica storia orientale che ci insegna a non sprecare la nostra vita, passando il tempo ad aspettare che le condizioni cambino.

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La storia narra di un contadino che lavorava sbuffando sotto il sole. Il sudore gli imperlava la fronte, aveva sete e ancora il campo era tutto da zappare. Alzando gli occhi al cielo azzurro, vide una bianca nuvola solitaria. Pensò che se la nuvola avesse coperto il sole, egli avrebbe potuto lavorare meglio, stando all’ombra e al fresco. Decise perciò di appoggiarsi per un momento alla sua zappa, bere un sorso d’acqua e aspettare che la nuvola passasse davanti al sole. Ma i minuti diventarono ore, l’acqua finì e la nuvola ancora non copriva il sole. Alla fine della giornata il campo non era stato zappato e il contadino aveva perso ore di lavoro prezioso.

La morale di questa storia è piuttosto evidente: se perdiamo tempo ad aspettare che finalmente si realizzino le condizioni giuste, rischiamo che la vita passi senza averci regalato il nostro sogno. Se invece ci dedichiamo a lavorare su noi stessi anche in condizioni sfavorevoli, alla fine raccoglieremo qualcosa.

Molto spesso, a settembre o alla fine dell’anno, facciamo dei propositi. Decidiamo di voler cambiare lavoro, viaggiare più spesso, imparare una nuova lingua. L’esperienza comune insegna che i nostri propositi, nella stragrande maggioranza dei casi, non verranno realizzati. Perché? Il motivo è che spesso ci perdiamo ad aspettare le condizioni favorevoli. Appena ritorniamo al tran tran della vita quotidiana, dopo l’estate o le feste, ci rendiamo conto che mille scadenze ci aspettano, che siamo sempre di corsa, che i nostri figli o il nostro partner ci chiedono molto tempo. Così ci sediamo, aspettiamo un nuovo settembre o un nuovo anno, convinti che magari allora ci si offriranno le condizioni giuste. Questo non succederà.

Succederà invece che, dopo molti anni, si presenteranno i rimpianti: “Perché non ho fatto quel che volevo?” ci chiederemo, intrappolati in una vita pigra e senza stimoli. La storia del contadino e della nuvola ci insegna proprio questo: dobbiamo fare quello che vogliamo, senza aspettare che le condizioni siano ideali.

Questo insegnamento vale in molti aspetti della vita. Ci sono persone che, intrappolate in una rete di problemi, aspettano il miracolo invece di iniziare a lavorare su se stesse o sulle loro condizioni. In questo modo, senza esserne coscienti, fanno di tutto per ritardare la soluzione delle loro difficoltà. La psicologia insegna che l’impegno è fondamentale nel processo di guarigione. Ecco perché le sedute dallo psicoterapeuta costano tempo e soldi: non si tratta solo di dare il giusto compenso al dottore, ma si tratta anche di assumersi un onere. Allo stesso modo, senza l’impegno personale, il processo di guarigione non si attuerà. Di fatto, a fare il lavoro, non è lo psicoterapeuta (che è solo uno strumento) ma il paziente stesso.

La metafora della nuvola e del contadino, infine, vale soprattutto per i sognatori. Per quanto sia bello lasciar vagare la mente, è solo lavorando sodo che i sogni si trasformeranno in realtà. Perché alla fine ciò che vogliamo nella vita è realizzare qualcosa, non solo perderci a immaginare.



 Commenti (2)
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  1. marcello45, Cesena (Emilia Romagna)
    Facile riconoscere la saggezza nei racconti morali trovo esstremamente più difficile spiegare il "senso" dell'impegno o addirittura del "sacrificio" di se per qualcuno o qualcosa ...
  2. valeria777, Varna (Varna)
    Мeraviglioso e molto vero!


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