Condividere un libro o un atto artistico senza dover parlare con i propri amici o “vicini”: questo è il silent hangout.
In un mondo sempre più caotico, non è del tutto una sorpresa che la serata perfetta si svolga… senza parole. Ci riferiamo ai silent hangout, ovvero i ritrovi silenziosi, amati in particolare dalla generazione Z.
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Cos’è un silent hangout? Un evento o un semplice ritrovo nel quale i partecipanti sono scoraggiati a parlare tra loro, ma incoraggiati a svolgere attività silenziose fianco a fianco. Un esempio su tutti? Leggere ciascuno il proprio libro, seduti sullo stesso divano.
Il silent hangout, lungi dall’essere un ulteriore pretesto per isolarsi, è invece un modo di trascorrere il tempo che prevede una forma di interazione sottotraccia, dove l’attività principale è essenzialmente solitaria ma la compagnia “scalda”, eccome.
Il fenomeno del silent hangout nasce nelle grandi città universitarie (Milano, Bologna, Berlino, New York) e prende spunto dalla realtà dei coworking, con la differenza che in questo caso non ci si trova per condividere il lavoro ma il tempo libero. Gli spazi per questo genere di incontri possono essere privati, ma spesso sono anche pubblici: parchi, bar… addirittura, in tutta la Penisola sono nate iniziative promosse da biblioteche e associazioni per rendere il silent hangout non più un ritrovo tra tre-quattro amici, ma un evento.
Parliamo ad esempio del Silent Book Club di Torino, che organizza serate di lettura condivisa dove ogni partecipante porta il proprio libro e si mette a leggere in compagnia. A Ravenna, la biblioteca Classense ha proposto qualcosa di simile, lanciando un “Silent Reading Party”: i partecipanti sono stati convocati alle 21, hanno dovuto consegnare i cellulari, hanno avuto l’opportunità di immergersi nel silenzio dei chiostri con il loro libro e solo alle 23 hanno potuto scambiare le proprie impressioni con gli altri, allietati da un piccolo rinfresco.
I silent hangout hanno molti vantaggi e sono eventi particolarmente inclusivi per diverse ragioni:
- Riduzione della pressione sociale: non serve “riempire i silenzi”, quindi chi è introverso o timido può sentirsi più a proprio agio.
- Connessione non verbale: stare insieme senza parlare può favorire un senso di presenza condivisa, vicinanza e complicità.
- Ambiente rilassante: il silenzio aiuta a ridurre lo stress e favorisce la concentrazione, creando un’atmosfera più calma rispetto ai classici ritrovi rumorosi.
- Inclusività: il silent hangout elimina barriere linguistiche e rende più facile la partecipazione di persone con difficoltà nella comunicazione verbale.
- Maggiore consapevolezza: permette di osservare meglio se stessi, gli altri e l’ambiente, stimolando mindfulness e attenzione.
- Flessibilità: ognuno può portare il suo libro senza la pressione di dover interagire costantemente.
Nel nostro mondo così rumoroso esiste, insomma, una fame di silenzio. Questa si nota anche in altre forme di ricerca, come ad esempio le vacanze in monastero. Sono sempre di più le persone che scelgono di trascorrere le loro ferie in luoghi silenziosi, per ricaricare le batterie, riflettere e riconnettersi con se stesse.
Che ne dite? Provereste un silent hangout?