Perché ci convinciamo che oggi sia peggiore di ieri? Ci sono diverse ragioni, e non hanno a che fare con le tragedie che sentiamo al telegiornale.
Viviamo in tempi oggettivamente difficili: abbiamo da pochi anni attraversato una crisi finanziaria globale, poi una pandemia, e ora più guerre proprio alla porta di casa nostra… è inevitabile pensare che il mondo “vada sempre peggio”. Ma se non fosse così? In effetti, non è detto che le epoche passate fossero più felici della nostra: pensiamo al periodo delle guerre mondiali, ma anche agli anni di piombo… in ogni periodo storico ci sono pro e contro. Quali sono allora i motivi per cui restiamo convinti che quella attuale sia “l’epoca peggiore”?
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- Diamo più peso al negativo
Tutti tendiamo a valutare con più attenzione gli eventi negativi rispetto a quelli positivi. Questo ha una causa evolutiva: per i nostri antenati, soppesare con attenzione gli avvenimenti più tragici aiutava a evitare pericoli simili in futuro. È per questo che perdere mille euro ci pesa di più di quanto non ci rallegri vincerne mille. È per questo che una tragedia al telegiornale ci tocca di più di una straordinaria scoperta scientifica che può salvare milioni di vite.
- Abbiamo una memoria selettiva dei nostri anni giovanili
Se pensiamo al passato, tendiamo a colorare tutto di rosa. Vediamo i nostri anni giovanili, quelli in cui non avevamo problemi né responsabilità, come gli anni più felici della storia dell’umanità. Anche le persone più anziane che hanno vissuto le privazioni della seconda guerra mondiale tendono a guardarsi indietro con nostalgia… perché all’epoca erano giovani e piene di speranze, nonostante vivessero in una realtà oggettivamente più difficile.
Rispetto al passato, oggi abbiamo più informazioni su temi che un tempo erano tabù. Tutti ricorderete i grandi casi criminali dei primi anni 2000: il delitto di Cogne, quello di Erba, quello di Garlasco, l’assassinio di Meredith Kercher… perché queste storie sono diventate così famose? Perché una ventina di anni fa la TV ha iniziato a concentrarsi su questi casi, ad amplificarli, a farne show. Non è vero che da vent’anni a questa parte si uccide di più, si muore di più: è la qualità dell’informazione a essere cambiata. Lo stesso accade, più in grande, con le tragedie che scoppiano in ogni parte del mondo. Un tempo i media non ne parlavano, oggi invece sì.
Le grandi problematiche di oggi attirano tutta la nostra attenzione, ma non pensiamo mai alle guerre, alle crisi economiche e alle pandemie del passato… o forse non le conosciamo. Chi studia storia sa che nessuna epoca è mai stata completamente serena: anche negli anni delle rinascite postbelliche, per parlare solo del ‘900, c’erano enormi problemi sociali e ci sono state spaccature politiche, dittature… senza contare che si moriva molto prima, perché la medicina non era avanzata come oggi.
- Ci aspettiamo che tutto debba sempre migliorare
A volte chiediamo troppo alla storia: ci aspettiamo che nel 2025, con il progresso tecnologico-morale che abbiamo, i tumori dovrebbero essere sconfitti, le donne dovrebbero avere un’effettiva parità con gli uomini, il razzismo dovrebbe essere cancellato, le guerre dovrebbero finire… purtroppo la storia non funziona così e i progressi potenziali non corrispondono a quelli effettivi. Ma sarà mai diverso? Probabilmente no, i problemi esisteranno sempre.
- Confrontiamo il presente con un passato ideale
Fin dall’antichità è esistito il mito dell’Età dell’Oro, un’epoca ideale in cui tutto era perfetto, gli esseri umani vivevano in armonia tra loro e con la natura e non esistevano problemi sociali. Il mito dell’Età dell’Oro è uno dei più remoti della storia dell’umanità e testimonia il fatto che non è mai esistita un’epoca immune dalle problematiche di tipo economico o sociale. Anche noi possiamo essere catturati da questo sogno, quando immaginiamo un passato ideale.
- Confondiamo il personale con il generale
Forse la nostra vita di adesso è triste e solitaria, mentre in passato era felice, ricca e piena d’amore: ecco, se seguiamo l’onda dei sentimenti possiamo convincerci che il passato sia stato più felice proprio per tutti, non solo per noi. Idealizziamo gli anni 70, 80 o 90 perché magari all’epoca eravamo pieni di amici che oggi abbiamo perso, avevamo amori che non abbiamo più ritrovato, ricchezze che abbiamo visto evaporare, e così via…
In conclusione, non è vero che il passato sia stato oggettivamente più bello dell’oggi. È bene sapere che tutti abbiamo il potere di migliorare la storia, sia nel personale che nel collettivo, e rintanarci nei ricordi non aiuterà a rendere la nostra un’epoca più felice.