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Social: prima di lanciarti in una battaglia, prova a chiederti quanto ti riguarda nel profondo
Spesso sui social si scatenano delle “risse” virtuali a suon di commenti. Ma è possibile evitarle?

Non di rado capita di assistere nei commenti sui social a vere e proprie guerre d’opinione. Le persone in gioco attaccano chi ha postato un contenuto oppure si attaccano tra loro, difendendo la loro posizione in modo strenuo e passando non di rado agli attacchi personali. Sembra che la cortesia e la pacatezza, ben presenti nella vita di tutti i giorni, vengano completamente dimenticate se lo scontro avviene online.

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Perché questo accade? Secondo alcuni osservatori, è presente un fenomeno di iper-identificazione: le persone si identificano a tal punto con le loro battaglie che vedono ogni attacco alle idee come un attacco personale.

È invece necessario rendersi conto che “abbiamo” un’opinione, non “siamo” un’opinione. Se continuiamo a identificarci in modo eccessivo viviamo male, perché ci troviamo in uno stato di ipersensibilità e allerta costate; inoltre, temiamo che una parte di noi venga portata via ogni volta che le nostre idee sono messe in dubbio.

È vero che la mente umana ha una innata tendenza al controllo, come se il mondo circostante fosse parte della sfera personale. Per questo stiamo male quando qualcuno si schiera contro di noi, rischiando di mandare in frantumi il nostro senso di dominio sulla realtà. Eppure la cura non consiste nel trincerarsi dietro alle proprie idee ma nel chiedersi: “Mi riguardano davvero?”.

Il filosofo Epitteto suggeriva di distinguere tra cosa dipende da noi e cosa non dipende da noi. Se qualcosa non dipende da noi, allora non ci riguarda (ecco perché egli è chiamato il filosofo del non interesse). Questa affermazione presa isolatamente potrebbe essere pericolosa, in quanto fa pensare che le battaglie sociali siano inutili (cosa non vera), ma il suo vero senso è che non abbiamo potere su tante cose e non ha senso dannarci a livello di anima per ciò che non possiamo controllare.

Incamerare questi concetti può renderci più saggi perché crea una distanza psicologica tra noi e le nostre opinioni. Questa distanza ci permette di rimanere saldi anche quando ciò che crediamo viene messo in dubbio da qualcun altro.

Lasciamo di seguito qualche consiglio per vivere meglio le “battaglie” sui social, sapendoci discostare quando passano il segno:

  • Il semaforo emotivo

Quando veniamo attaccati sui social ci può essere utile immaginare un semaforo che dovrebbe diventare verde prima di poter replicare. Il primo colore del semaforo è il rosso, che ci invita a non passare subito all’azione ma ad aspettare senza fare nulla, per darci il tempo di incassare il colpo; il secondo colore è il giallo, che ci invita a dare un nome a ciò che proviamo (siamo arrabbiati? Tristi? Indignati?) per ridurre l’intensità emotiva; il terzo colore è il verde, che ci invita ad andare a vanti solo a patto che valga veramente la pena di rispondere.

  • I tre filtri

Il filosofo greco Socrate proponeva di usare tre filtri prima di replicare a un’osservazione pungente: “Quello che sto per dire è vero? È buono e utile? È necessario?”. Quando siamo sui social dovremmo sempre chiederci se stiamo replicando o ci stiamo semplicemente sfogando, se stiamo agitando le acque per un buon motivo o la nostra è solo una tempesta in un bicchiere.

  • Esercizio di distacco emotivo

Un buon esercizio per allenarsi al distacco emotivo consiste nel provare, per una settimana, a osservare senza commentare, a leggere senza reagire. La grande domanda da porsi ad ogni post visualizzato è: “Mi riguarda?”. L’inazione forzata ci ricorda che possiamo anche osservare, formulare delle opinioni e scegliere comunque di non intraprendere una battaglia. Quella che inizialmente può sembrare passività può rivelarsi in realtà una vera maturità emotiva.

E voi cosa ne pensate?



 Commenti (1)
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  1. ricdick963, Firenze (Toscana)
    Ok in tutto, anche se in tempo di social e circondati da persone banali e mediocri, difficile da mettere in pratica.


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