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Le cinque regole di Cicerone per fare un discorso perfetto
Un “prontuario dell’oratoria” vecchio di oltre duemila anni è prezioso anche ai tempi dei social.

Tra Youtube e Tiktok, secondo molti osservatori, stiamo vivendo in un’epoca di “oralità di ritorno”. È sempre più importante, anche per i giovani, imparare a parlare bene. L’oratoria è un’arte che sembrava sepolta, e invece è tornata di grande attualità. Mentre fanno il tutto esaurito i corsi di public speaking, torniamo indietro a un grande classico della letteratura latina, il celeberrimo oratore Marco Tullio Cicerone. È stato lui, infatti, a mettere per iscritto le principali regole del buon parlare, regole che in gran parte seguiamo anche oggi.

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Ecco quali sono secondo Cicerone i passaggi fondamentali per imbastire un discorso perfetto:

  1. Inventio: inventariare gli argomenti

Il primo, fondamentale passo per affrontare un discorso in pubblico (ma non solo) è la conoscenza approfondita del tema da trattare. Infatti bisogna essere ben preparati, non solo per dare corpo al discorso, ma anche per saper rispondere a possibili domande o obiezioni. L’obiettivo di questa prima fase è individuare le idee principali del discorso e raccogliere le prove che permettano di dimostrare il proprio punto di vista. Un oratore che sia autorevole sul tema che tratta parte già col piede giusto.

  1. Dispositio: la disposizione degli argomenti

Dopo aver scelto gli argomenti nella fase di inventio, è necessario dar loro una struttura chiara per ottenere un discorso efficace. Secondo Cicerone il discorso deve essere diviso in parti ben definite: l’introduzione (exordium), la narrazione (narratio), la dimostrazione (confirmatio), la confutazione (refutatio) e una conclusione (peroratio). Nella prima fase si introduce il tema in modo accattivante per ottenere l’appoggio del pubblico; nella seconda fase si devono esporre i fatti in modo chiaro e comprensibile; nella fase di dimostrazione si passa a proporre la propria tesi, mentre durante la confutazione si smentiscono le obiezioni dell’avversario; infine, nella conclusione, si richiamano i punti principali del discorso e si cerca di incidere sul pensiero del pubblico. Applicare queste regole consente di strutturare un discorso tecnicamente perfetto.

  1. Elocutio: l’uso di un linguaggio raffinato

Oggi vanno di moda discorsi pronunciati in modo chiaro e colloquiale, ma al tempo di Cicerone scegliere parole raffinate era considerato molto importante. Ancor oggi possiamo trarre qualcosa dal suo insegnamento, ad esempio arricchendo il nostro discorso con delle metafore che possano affascinare il pubblico anche dal punto di vista dell’immaginazione.

  1. Memoria: la capacità di ricordare

Secondo Cicerone, per un oratore è fondamentale avere una buona memoria. Comprendiamo che memorizzare un intero discorso possa sembrare ostico, ma avere ben chiari in mente tutti i passaggi dona fluidità e rende più accattivante l’eloquio. Pensateci: preferireste sentire un conferenziere leggere un “copione” o preferireste sentirlo parlare con sicurezza, mentre guarda verso di voi? La memoria fa tutta la differenza del mondo quando si tratta di intavolare un ottimo discorso. Avere una buona memoria non significa ripetere un discorso “a pappagallo” ma sapersi anche adattare al contesto e alle reazioni del pubblico.

  1. Actio: l’interpretazione e la gestualità

Preferireste un conferenziere che parla come un manichino o uno che ha un corpo morbido, pronto e scattante quando necessario? Per quanto l’azione sia fondamentale soprattutto per gli attori, lo è anche per gli oratori. Actio significa saper modulare il corpo, ma anche la voce, per sottolineare i punti più importanti del discorso e per dare una forte impressione emotiva all’ascoltatore.

Le regole di Cicerone saranno vecchie di duemila anni, ma sono sempre preziose per chi deve imparare a fare discorsi memorabili.



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