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Aerofobia: perché si ha paura di volare con l'aereo e come si cura
Da dove nasce la paura del volo e come si fa a superarla? Ne parliamo in questo articolo.

L’aerofobia, o aviofobia, è una forma d’ansia e di paura associata ai viaggi in aereo. Questa fobia colpisce persone di tutto il mondo e in Italia si stima che riguardi, anche nella sua forma leggera, circa una persona su due. La paura del volo può manifestarsi con diverse intensità, da lieve a elevata, cosa quest’ultima che comporta di solito l’evitamento dell’aereo come mezzo di trasporto. Come tutte le fobie, anche questa ha una base irrazionale: l’aereo infatti è un mezzo tendenzialmente sicuro, con una frequenza di incidenti mortali molto più bassa rispetto all’automobile. Le persone che soffrono di aerofobia lo sanno bene, ma continuano a rimanere vittime della paura.

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Quali sono le cause dell’aerofobia? Vediamo alcuni fattori che possono contribuire allo sviluppo di questa particolare paura:

  • Esperienze negative: chi già non si sente molto sicuro all’idea di volare e fa esperienze negative come una forte turbolenza o un atterraggio difficile può vedere esacerbata questa sua paura.
  • Senso di mancanza di controllo: per alcune persone l’idea di non avere alcun controllo sul volo può essere particolarmente angosciante. Di sicuro in aereo non c’è la possibilità di prendere il controllo del velivolo né di “saltare giù”.
  • Influenza dei media: la visione di film o documentari che riguardano incidenti aerei può contribuire a innescare la paura del volo.
  • Presenza di ansia e altre fobie: le persone che presentano tendenze ansiose e fobiche soffrono più facilmente di aerofobia.
  • Influenza della pandemia: per alcune persone, specie dopo la pandemia da Covid-19, l’idea di trovarsi in uno spazio chiuso e affollato per diverse ore può risultare angosciante.
  • Influenza di altre persone: come accade anche per altre fobie, l’aerofobia può essere trasmessa da una persona all’altra. Stare accanto a una persona che ha paura di volare può aumentare il rischio di essere “contagiati” dall’ansia.

L’aerofobia di livello grave non è da sottovalutare. Può causare sintomi fisici come il mal di testa, nausea con vomito e persino veri e propri attacchi di panico. Al livello più grave questa fobia impedisce completamente di viaggiare in aereo limitando la vita sociale, lavorativa e familiare di chi ne soffre (impossibilità di fare viaggi di piacere e di lavoro verso mete lontane, incapacità eventualmente di riunirsi con una famiglia che vive distante eccetera).

Il modo più efficace di affrontare l’aerofobia grave è la psicoterapia. Molto validi sono l’approccio cognitivo-comportamentale e la terapia breve strategica. In particolare il trattamento cognitivo-comportamentale si attua con l’individuazione dei pensieri distorti, che vengono compresi e valutati in modo oggettivo, e sulla loro “ristrutturazione” in pensieri più realistici e positivi. Ad esempio si passa gradualmente dal pensiero “l’aereo cadrà” al pensiero “l’aereo è un mezzo di trasporto sicuro”.

C’è un modo per curare da soli la propria aerofobia? Se questa è di entità lieve è assolutamente possibile. Ecco alcuni suggerimenti:

  • Informarsi sugli aerei e la sicurezza dell’aviazione: più si conosce sul funzionamento degli aerei e sulle statistiche di sicurezza degli stessi più è probabile che la fobia di grado lieve si attenui.
  • Evitare di guardare programmi che trattino di disastri aerei e in generale evitare le narrazioni drammatiche legate all’aviazione può contribuire a non alimentare l’ansia.
  • Identificare il perché si narri a livello mediatico degli incidenti aerei: un aereo che cade fa molto “rumore” a livello mediatico perché quest’evento è assai raro, a differenza degli incidenti automobilistici che sono frequenti. Capire questo significa individuare il bias cognitivo che si attiva sentendo narrare di eventi tragici al telegiornale e collegandoli alla sicurezza del mezzo di trasporto in termini assoluti.
  • Leggere libri di autoaiuto sulla paura di volare può essere molto utile per ridurla
  • Non reprimere il senso di paura ma comprenderlo e accoglierlo può contribuire paradossalmente a ridimensionarlo.


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