Se ci proponiamo di aiutare qualcuno a uscire dalle sue pene sentimentali, dovremmo anzitutto chiederci il vero motivo per cui lo facciamo: solo l’aiuto disinteressato può funzionare
Ci scrive un nostro amico: “Mi chiamo Stefano, ho 37 anni ma in realtà vi
scrivo per una carissima amica che conosco da molti anni. Angela si è separata a settembre dopo due anni di
inutili tentativi di riconciliazione con il suo ex marito, che l'ha
lasciata per un'altra donna. Lei vive, come normale che sia, questa
situazione come un fallimento personale, la distruzione del suo progetto di
vita ed ideale di famiglia e anche per la sofferenza che immagina per i
suoi due figli…
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Da allora continua ad affrontare la quotidianità con la solita caparbietà
cercando di non soffermarsi troppo a pensare, ma buttandosi su mille
attività ed impegni di casa e con i figli.. Nei momenti di sconforto però
non riesce ad aggrapparsi a niente; se poi consideriamo il suo carattere
molto critico con se stessa, tutto è ancora più nero.
Da oltre due anni, cioè da quando la cosa è cominciata, le sto sempre
vicino e in questi mesi il nostro legame ha preso delle sfumature più
profonde, almeno per me. Parliamo molto e io e cerco di spingerla a cercare
di reagire ma anche oggi mi ha ribadito che per quanto provi conforto e
protezione in me non riesce a vedere un domani. Non smetterò mai di starle
vicino, ma non riesco a darle elementi concreti per reagire”
Occorre fare chiarezza dentro di sé
Quando cerchiamo di aiutare qualcuno che soffre per amore, la prima cosa
che dovremmo aver chiaro è il vero motivo che ci spinge a farlo. La storia
di Stefano è esemplare: da quando il matrimonio della sua amica è andato in
crisi per poi finire, non ha fatto altro che stare vicino ad Angela, a
darle conforto, aiuto, presenza, a quanto pare senza risultato. Se non uno:
ha sentito crescere in lui un sentimento diverso, più profondo. O forse,
questo sentimento già esisteva e la situazione creatasi ha dato a Stefano
l’occasione che inconsciamente cercava: trovare un posto nel cuore di
questa donna.
Recitare il ruolo del consolatore non aiuta nessuno
Non c’è nulla di male in questo, non fosse che Angela non sembra ricambiare
queste attenzioni: quando gli dice che pur provando conforto e protezione
in lui “non riesce a vedere un domani”, sembra chiaro che in quel domani
Serena inserisce anche un eventuale relazione con Stefano. Non a caso, lui
afferma che in questi mesi ha sentito che il legame “ha preso delle
sfumature più profonde, almeno per me”. Forse la sua anima sa che questo
sentimento più profondo riguarda solo lui, ma questa consapevolezza lo
spaventa e quindi continua a recitare il ruolo del consolatore, senza
accorgersi che non sta portando ad alcun risultato, per entrambi.
Occorre arrendersi per andare oltre e superare il dolore,
Forse il fatto di non riuscire a darle un aiuto concreto si spiega con
questo equivoco iniziale, che nessuno dei due ha il coraggio di affrontare:
lui non si dichiara apertamente, lei “approfitta” (in senso buono, vista la
situazione) della benevolenza dell’amico per sopportare la difficile
situazione. Si tratta di un doppio inganno: lui insegue una chimera, lei
non riesce ad andare oltre il dolore della separazione, che probabilmente
sarà l’argomento principe delle loro conversazioni, altra cosa che non
aiuta.
Un fatto è certo: le pene d’amore si superano da soli, al limite con
l’aiuto di uno specialista, non grazie a qualcuno sempre presente e
disponibile, come una mamma amorosa e comprensiva. Un amico può certo
consolarti in qualche momento particolarmente buio, può distrarti,
mostrarti le grandi risorse di cui ancora disponi, ma si deve fermare a
questo, altro non può. Soprattutto se nel profondo del suo cuore l’aiuto
offerto non è esattamente gratuito, ma vorrebbe dell’altro che non può
avere. In questa storia ci sono due persone che si devono arrendere, per
poter davvero ricominciare a vivere…