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Il vaso intero e il vaso con la crepa: migliora l'autostima accettando i tuoi punti fragili
L’antica e famosa leggenda del vaso crepato e del vaso intero insegna ancor oggi, nella società moderna soffocata dagli standard estetici e morali, una grande lezione.

Nella nostra incessante ricerca della perfezione, spesso dimentichiamo che la vera bellezza risiede nelle caratteristiche personali che non ci rendono semplicemente “utili” ma soprattutto “unici”. La famosa leggenda del vaso intero e del vaso con la crepa ci offre, in questo senso, una preziosa lezione sull'autostima e sull'accettazione di noi stessi.

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Secondo questa antica leggenda orientale, c'era una volta un vecchio mercante d’acqua che possedeva due vasi: uno perfettamente intatto e l'altro con una crepa. Ogni giorno, il mercante riempiva entrambi i vasi d'acqua e si incamminava con essi verso il villaggio dove si trovava il mercato. Il vaso intatto e privo di imperfezioni manteneva tutta l'acqua fino a destinazione mentre quello crepato ne perdeva metà lungo il cammino.

Un giorno il vaso crepato, sentendosi inutile e imperfetto, si lamentò con il mercante. In risposta, l’uomo gli chiese gentilmente di guardare lungo il lato del sentiero durante il prossimo viaggio verso il mercato. Così il vaso crepato prestò attenzione al ciglio della strada mentre viaggiava in spalla al mercante e rimase stupefatto nel vedere una striscia di splendidi fiori selvatici che crescevano proprio lungo il suo lato del cammino. Sull’altro lato, che corrispondeva alla spalla sulla quale di solito il mercante portava il vaso intero, non c’era nessun fiore.

"Vedi," disse il mercante, "ho sempre saputo delle tue crepe e perciò ho pensato di piantare dei semi lungo il sentiero. Così, grazie all’acqua che perdi, che per te è un difetto, hai contribuito a rendere il mondo un luogo più bello."

Questa leggenda ci insegna che, anche se possiamo percepire i nostri difetti come debolezze, spesso sono proprio quelle “crepe” a renderci unici e preziosi. Accettare i nostri punti cosiddetti fragili non significa solo rassegnarsi alla mediocrità, ma abbracciare la nostra autenticità e trovare la bellezza nelle nostre caratteristiche personali.

La verità è che tutti noi siamo diversi e cercare di uniformarci a uno standard non rende giustizia a nessuno, né migliora il mondo. Fino ad alcuni anni fa si pensava che esistessero solo due tipi di intelligenza, quella scientifica e quella astratta/mnemonica. Oggi sappiamo che ci sono tanti tipi di intelligenza, come quella spaziale e quella musicale, che rendono estremamente talentuose persone spesso troppo poco stimolate nei loro reali talenti.

Lo stesso vale per i difetti fisici o per le disabilità. La persona con disabilità non è mai disabile “in tutto” ma ha sempre delle abilità che può mettere a frutto, ottenendo anche risultati migliori dei cosiddetti normodotati in tantissimi campi.

Quindi il vaso con la crepa è più una costruzione mentale che una realtà oggettiva. Ma se continuiamo, come disse qualcuno, a giudicare stupido un pesce perché non è in grado di arrampicarsi sugli alberi… facciamo un grande torto a noi stessi, a chi ci circonda e all’intera umanità.

Accettare le proprie crepe non significa arrendersi ad esse ma intuire la loro funzione e i loro lati positivi. Non c’è nulla in natura, compresa la natura umana, che non abbia un senso: siamo solo noi che a volte siamo troppo limitati per comprenderlo.



 Commenti (1)
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  1. arthur449, Roma (Lazio)
    Cazzate inverosimili con paragoni non omogenei. Il pesce sta al vaso come l'albero sta al non accettarsi? Anche il vangelo recita che gli ultimi saranno i primi. Imbonitori? Quale maison di moda affiderebbe un incarico ad una modella sfigurata in faccia. La temerarietà ha un limite che non va oltre l'ipocrisia autoreferente.


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