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Come superare la voglia di arrendersi
“Non arrenderti: potresti fermarti solo un’ora prima del miracolo”.

La strada per raggiungere i propri obiettivi non è quasi mai lineare. Nel sentire comune immaginiamo la progressione come un bicchiere che lentamente si riempie e non come un recipiente il cui livello sale a sbalzi, riempiendosi e svuotandosi alternativamente fino alla pienezza completa. Eppure la vita è così: il percorso da A a B non è praticamente mai una linea retta. E in questo insieme di curve capita a volte di scoraggiarsi e temere di non arrivare mai dove si vuole andare, senza sapere di essere più vicini del previsto alla soluzione.

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Ecco perché è fondamentale coltivare quell’insieme di risorse mentali che ci insegna a non arrenderci se non dopo averle provate davvero, ma davvero tutte. Una citazione che troviamo illuminante e vogliamo condividere con i lettori è quella che abbiamo scelto come sottotitolo: “potresti fermarti solo un’ora prima del miracolo”.

Per coltivare la capacità di non arrendersi occorre prima di tutto capire da dove arriva l’impulso contrario, ossia quello di gettare la spugna. Secondo un articolo uscito su Current Topics in Behavioral Neurosciences, le cause che ci inducono alla rinuncia sono sia psicologiche che biologiche:

  • La bassa autostima rende le persone più rinunciatarie.
  • Carenze nutrizionali e stato di salute incerta possono riflettersi sulla capacità di tenere duro sui propri obiettivi.
  • L’ansia mal regolata e le paure sono formidabili nemici, in grado di bloccare non solo la motivazione ma addirittura il desiderio.

Per cui, a tutti gli effetti, il primo passo per raggiungere qualsiasi obiettivo è prendersi cura della propria salute fisica e mentale.

Ma andiamo oltre. Secondo gli psicologi, un allenamento molto utile contro la tentazione di rinunciare ai propri sogni consiste negli esercizi di automotivazione. Ecco qualcuno di questi esercizi, che è utile ripetere giornalmente nei giorni “down”:

  • Ricorda perché hai iniziato a perseguire il tuo attuale obiettivo: qual era la tua motivazione? Cosa ti induceva a pensare di potercela fare? Su quali risorse eri convinto di poter contare? Sono ancora presenti?
  • Chiediti se il tuo obiettivo, a distanza di tempo, continua a entusiasmarti. Se è così, devi continuare! Connettiti sull’emozione che può rinvigorire la tua motivazione.
  • Gli obiettivi che ti sei posto inizialmente erano poco realistici? Può essere, ma ciò non significa che non possano essere rinegoziati. All’inizio volevi 100, ma ciò non significa che tu non possa ottenere 80.
  • Visualizza te stesso mentre raggiungi il tuo obiettivo. Permettiti di sognare ad occhi aperti: che cosa farai quel giorno? Come festeggerai? Parla con il te stesso “risolto” e lasciati ispirare da lui.
  • Visualizza le tue paure e affrontale. Molto spesso la paura ci induce ad esagerare i lati negativi a discapito di quelli positivi. Le tue paure sono realistiche o si tratta solo di un autolimitante pensiero catastrofista?
  • Valorizza i passi che hai fatto finora. Se ti sei avvicinato solo di un centimetro al tuo obiettivo, ciò significa che c’è stata una progressione. Come abbiamo detto all’inizio, ci possono volere anni per fare il primo passo e pochi minuti per tagliare il traguardo. La vita spesso non è una corsa campestre, ma è una corsa dei 100 metri piani.

Un ultimo consiglio: qualsiasi obiettivo ci si ponga, bisogna essere pronti anche al fallimento. Coltivare un pensiero falsamente positivo, come se tutto dovesse andare per forza bene perché “basta crederci” non aiuta la nostra causa. È però importante sapere che nessuno sforzo è vano, perché c’è sempre qualcosa da imparare, o qualche fortuna da trovare, anche nelle sconfitte.

Per concludere, un’ultima citazione: “il primo passo non ti porta dove vuoi, ma ti toglie da dove sei”. E chissà che dopo averlo fatto non arrivi il famoso miracolo, che può essere anche solo un cambio salutare di prospettiva.



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