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Cosa sono e come gestire i pensieri intrusivi
I pensieri intrusivi possono essere molto fastidiosi, ma il segreto è non dare loro troppa importanza.

Hai mai pensato, senza nessun preavviso, di farti del male o di farne a qualcun altro, anche se ti ritieni la persona più pacata del mondo? I pensieri intrusivi sono pensieri involontari e indesiderati, che a differenza di altre immagini mentali rimangono fissi nella mente e si accompagnano a sensazioni negative come angoscia e paura. Molti dei pensieri che facciamo sono automatici e involontari, ma soltanto i pensieri intrusivi causano sensazioni spiacevoli tra cui anche la vergogna.

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Tutti facciamo dei pensieri intrusivi ogni tanto. Quando però la loro presenza è massiccia potremmo essere di fronte a un DOC (disturbo ossessivo compulsivo) o a una depressione. I pensieri intrusivi si riconoscono perché sono insoliti, cioè differiscono dagli altri pensieri che vanno e vengono, sono persistenti e sembrano difficili da gestire, sono ripetitivi e rimangono impressi in testa a lungo. La loro caratteristica principale è di essere inquietanti: chi li prova vorrebbe allontanarli dalla propria mente ma non ci riesce. Di solito chi sperimenta i pensieri intrusivi in modo massiccio finisce per chiedersi se abbia qualcosa che non va, se sia malato o disturbato, proprio perché non riesce a capacitarsi di aver pensato certe cose. Tuttavia, una caratteristica essenziale dei pensieri intrusivi è che essi non sono in alcun modo legati all’azione, cioè il “pensatore” non metterebbe mai in atto il contenuto dei suoi pensieri.

Ecco alcuni esempi di pensieri intrusivi comuni:

  • Paura di ammalarsi: il timore ossessivo di contrarre infezioni o essere aggrediti dai germi è molto comune tra chi prova i pensieri intrusivi. Di solito questi pensieri si riflettono in comportamenti come lavare ossessivamente le mani, evitare il contatto con altre persone, eccetera.
  • Pensieri violenti: la paura di far male a se stessi o agli altri, ad esempio lanciando qualcuno dalla finestra o ferendolo con un coltello, è un esempio di pensiero intrusivo classico. Le persone che hanno questi pensieri possono iniziare a chiedersi se la loro vera natura sia in realtà violenta, ma non è così.
  • Pensieri sessuali: a volte anche i pensieri sessuali possono essere intrusivi, soprattutto quando sono causa di disagio e di vergogna o quando appaiono particolarmente inappropriati.
  • Pensieri sull’azione: i pensieri intrusivi possono anche riguardare il dubbio di aver fatto o non fatto una determinata attività essenziale (ad esempio chiudere la macchina). Se questi pensieri sono continui e persistenti, la persona può iniziare a mettere in atto tecniche di controllo ossessive per assicurarsi di avere eseguito tutti i suoi compiti.
  • Pensieri sulla fede: i pensieri intrusivi possono riguardare anche il campo della fede religiosa, portando la persona a interrogarsi sull’aver commesso dei peccati involontari. Questo potrebbe portare chi ha questi pensieri a rivolgersi ai leader della comunità religiosa per trovare conforto.
  • Pensieri di relazione: in questo caso si tratta della paura irrazionale di non essere degni dell’amore del partner o di essere traditi o non ricambiati.

Secondo l’American Psychological Association, quasi il 94% delle persone sperimenta almeno un pensiero intrusivo nel corso della propria vita: questi pensieri sono assolutamente normali, almeno finché non vanno a intaccare significativamente la qualità della vita di chi li ha.

Con questa consapevolezza, il miglior modo per imparare a gestire i pensieri intrusivi è riconoscerli come tali: sapere che non sono pensieri legati all’azione, e quindi che non riflettono realmente le intenzioni o la moralità di chi li prova, è molto utile per lasciarli finalmente andare. È bene non farsi troppe domande sui pensieri intrusivi ma lasciarli scorrere naturalmente, con la consapevolezza che se non alimentati prima o poi spariranno.

Per combattere i pensieri intrusivi debilitanti possono essere molto utili discipline come la mindfulness, che aiuta a restare focalizzati sul momento presente, e la terapia cognitivo comportamentale, che aiuta a riconoscere i pensieri disfunzionali e a trasformarli in pensieri funzionali.



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