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Altro che sovrappopolazione: il futuro della Terra è a bassa fecondità
Un nuovo studio prevede un deciso declino della popolazione umana nel mondo entro il 2100: quali saranno le conseguenze?

Con la recente e ben giustificata preoccupazione per l’impatto dell’uomo sul sistema-Terra, si tende ad angosciarsi molto per la sovrappopolazione del Pianeta. La grande quantità di esseri umani che abitano sulla Terra, che ad aprile 2024 ammonta a circa 8.105.092.100 persone, spinge un po’ tutti a domandarsi quanti esseri umani la Natura possa sostenere.

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Ma una recente analisi pubblicata sul Lancet e realizzata dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) della Scuola di Medicina dell'Università di Washington propone uno scenario contrario, per il prossimo futuro, a quello che ci si aspetta guardando le statistiche degli ultimi decenni. Secondo gli studiosi il futuro potrebbe essere, infatti, “a bassa fecondità”.

Da anni si sente dire che in Occidente la fecondità è in declino e quindi non ci stupiamo. Ma secondo lo studio, a essere in calo già ora e specie nei prossimi decenni sarà il numero di nati in tutto il mondo.

Per sostenere un ricambio generazionale a lungo termine si è stabilito che il numero di figli partoriti da ogni donna in età fertile dovrebbe essere “2,1”. Secondo il nuovo studio, nel 2050 il 76% degli Stati del mondo avrà un tasso di fecondità inferiore a questo parametro; entro il 2100, addirittura, si prevede che il 98% degli Stati avrà una bassa fecondità. Già nel 2022 il tasso di fecondità in Italia era molto sotto a quello auspicabile, con 1,18 figli per donna.

Lo studio ipotizza che nel 2100 saranno solo pochissimi gli Stati in cui la bilancia tra nati e morti propenderà a favore dei bambini: Samoa, Somalia, Tonga, Niger, Chad e Tajikistan. Ad oggi i Paesi che sperimentano un “baby boom” sono principalmente quelli dell’Africa subsahariana e infatti si pensa che nel 2100 un bambino su due nascerà in quelle regioni.

Questo cambio di assetto sicuramente porterà l’umanità a forti cambiamenti. I problemi di Paesi a bassa fecondità come il nostro già si vedono: viene a mancare la sostituzione sul lavoro e le pensioni degli anziani sono a rischio. In altri Paesi che ancora sperimentano il boom demografico i problemi possono essere opposti.

La grande domanda che però si fanno i ragazzi di oggi, quelli in età fertile che teoricamente dovrebbero contribuire ad alzare il tasso della fecondità italiana, è: “Vale davvero la pena di mettere al mondo nuovi bambini in un mondo sempre più asfissiato dalla presenza dell’umanità?”. I nostri nonni e bisnonni che dopo la prima e la seconda guerra mondiale si sono dati da fare per incrementare le loro famiglie era “Certamente sì”. Oggi la domanda però non riguarda più il futuro dell’umanità in senso stretto, ma il futuro del Pianeta in senso ben più ampio.

È dunque ancora necessario fare tanti bambini? E se sì, perché?



 Commenti (1)
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  1. rieccomi, Treviso (Veneto)
    Una risposta molto irriverente e provocatoria per quei ipolitici che auspicano l'aumento della natalità: ovvio per assicurare il pagamento delle loro pensioni, dei loro privilegi di tutti gli innumerevoli bonus tipo il tasso di liquidità sui loro conti bancari pare il 5,6% poverini come faranno a sopravvivere!


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