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Attenzioni “buone” vs attenzioni tossiche: quanto è difficile aiutare chi amiamo!
Chi si trova nel ruolo di “forte” della famiglia o della coppia sa bene quanto sia difficile rivestire il ruolo della persona autorevole e protettrice. Capita non di rado che nel tentare di proteggere e indirizzare chi amiamo commettiamo degli errori.

Sarà capitato anche a voi di essere, per un periodo o in modo permanente, il “pilastro” della famiglia o della coppia, quello incaricato di supportare l’altro… e anche un po’ di sopportarlo. Magari il partner, il figlio o il genitore stava attraversando un momento di fragilità e vi siete ritrovati a dovergli dare delle attenzioni supplementari per sostenerlo e incoraggiarlo. È bene sapere però che esistono degli atti di premura utili, che aiutano l’altro a guardare in faccia la realtà e a reagire, ma anche delle attenzioni tossiche, che non fanno altro che radicalizzare il problema (il contrario esatto di ciò che si vorrebbe). 

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Le attenzioni tossiche sono di diversi tipi: 

  • Bugie: per proteggere la persona amata si raccontano cose non vere. 
  • Evitamento del conflitto: tacere sulla condotta sbagliata dell’altra persona per evitare di litigare o di mandarla in confusione. 
  • Indulgenza eccessiva verso i comportamenti sbagliati: dire sempre di sì, o non dire niente, anche quando l’altra persona adotta comportamenti dannosi per sé e per gli altri. 
  • Nascondere la testa sotto la sabbia: ignorare i problemi che sono o possono essere causati dalla condotta della persona amata. 

Se ci pensiamo tutti questi errori vengono di norma commessi a fin di bene, con l’obiettivo di aiutare chi sta attraversando un momento difficile o stressante della vita. Se un partner è particolarmente stressato o nervoso per via del lavoro, sta affrontando un lutto o un burnout, ha una dipendenza ecc., è normale volerlo aiutare togliendogli del peso e chiudendo un occhio più spesso. Allo stesso tempo un atteggiamento maschilista di una persona che ha subito una brutta rottura non viene giudicato sbagliato, ma viene paradossalmente rafforzato nella speranza di farlo sentire meglio. Il guaio è che le attenzioni tossiche vengono chiamate così perché rischiano di generare un rapporto poco sano, appunto. 

Permettere tutto, darla sempre vinta, implica spesso una rinuncia al vostro benessere e al vostro diritto di essere compresi e rispettati. All’impunità ci si abitua presto e l’abitudine diventa poi dura da togliere. 

Ecco quali sono i consigli degli esperti per aiutare una persona in difficoltà senza cadere nelle attenzioni tossiche: 

  • Non sostenere attivamente le idee o le azioni sbagliate, ma rafforzare ed elogiare quelle positive. 
  • Non rinunciare ai propri “paletti” interiori per nessun motivo, neanche quando si è di fronte a una persona in difficoltà. 
  • Far notare alla persona in questione, sempre con molto tatto, quali dei suoi comportamenti sono potenzialmente distruttivi e le loro conseguenze. 
  • Non tollerare mai e poi mai che qualcuno manchi di rispetto
  • Esprimere amore incondizionato e sincero. 
  • Non rinunciare alle proprie priorità 
  • Capire quando è il caso di gettare la spugna, smettendo di aiutare chi non può essere aiutato. A volte solo rinunciando a sostenere l’altro si può fargli capire il valore della responsabilità.


 Commenti (1)
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  1. cri_cri62, Udine (Friuli-Venezia Giulia)
    Sembrano le paternali che faccio sempre a tal riguardo a mio. marito... Per proteggere gli altri non dice mai nulla di sconveniente senza accorgersi che nessuno protegge lui!!! Inoltre tale atteggiamento è poco educativo e poi un padre può trovarsi il figlio che si merita


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