«Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido». Albert Einstein
Tutti siamo bravi in qualcosa eppure spesso ci sentiamo inferiori agli altri, incapaci, inadatti. Per la maggior parte delle persone questa sensazione fa il suo esordio nel periodo scolastico, e gli esperti ci sanno dire il perché: se è indiscusso che tutti abbiamo un’abilità “speciale”, già nei primi anni di scuola ci accorgiamo che alcune abilità sono premiate e altre sono considerate inutili. La scuola italiana dà la priorità alle abilità linguistiche e matematiche, per fare un esempio pratico, mentre altre abilità (motorie, manuali, creative, psicologiche…) sono relegate in secondo piano e non vengono valutate adeguatamente. Tutto sommato quest’atteggiamento è giustificato: l’obiettivo minimo della scuola è rendere tutti in grado di parlare e scrivere la nostra lingua e saper eseguire semplici calcoli. Man mano che si va avanti e ci si addentra nella scuola secondaria e poi nella vita adulta, però, ha sempre meno senso lasciare latenti le abilità specifiche di ognuno. Non è raro che, a forza di considerare inutili le proprie capacità, le persone le lascino morire come una pianta poco annaffiata.
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Siamo immersi in una società che cambia velocemente e per certi versi migliora, si “democratizza”; nonostante questo siamo ancora intrappolati in un’idea estremamente rigida e impermeabile di cosa siano il successo e il fallimento. Oggi magari un Tiktoker può essere considerato una persona “riuscita” quanto in passato un medico o un avvocato o un cantante pop, ma l’ingrediente di base è sempre lo stesso: il riconoscimento sociale tributato a un ruolo. Come a scuola ci sono materie di serie A e di serie B, anche nella società ci sono lavori di serie A e di serie B. A prescindere da quanto bene sono fatti e da quanto appassionano chi li fa.
In un mondo ideale, probabilmente, saremmo apprezzati per ogni tipo di contributo che sappiamo dare alla società e per la qualità con cui lo diamo. Invece impariamo, fin da piccoli, che il favore e l’affetto altrui sono mediati da ciò che possiamo offrire: le abilità di serie A sono apprezzate, quelle di serie B ridicolizzate. Questo è profondamente ingiusto e porta molti bambini a reprimere il loro potenziale, diventando adulti convinti di non saper fare nulla, di non essere bravi in nulla. Queste persone avranno vissuto una vita molto faticosa, essendo continuamente impegnate a diventare altro da sé e sperimentando anche la frustrazione di non riuscirci appieno.
Oltre a sperare che prima o poi la società cambi e diventi più inclusiva, rispettando le differenze e imparando a valorizzarle, è importante che ciascuno di noi diventi più gentile con se stesso accogliendo, amando e mettendo a frutto la propria unicità. Spesso le persone di successo, quelle che davvero cambiano il mondo, sono persone che erano dotate di un’abilità particolare, la cui importanza sono riuscite a dimostrare a tutti. Per usare una metafora cinematografica: se crediamo che l’unico modo per avere successo sia girare l’ennesimo remake di un film famoso, finiremo probabilmente nel dimenticatoio; se seguiamo la nostra idea originale rischiamo di essere poco considerati, ma “rischiamo” anche di creare un capolavoro immortale. A noi la scelta!